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Fase 2: al Governo chiediamo concretezza ed efficacia. I soldi per gli editori non distruggano occupazione

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Alla vigilia di un nuovo provvedimento destinato alla transizione tra il lockdown e la ripartenza del paese Stampa romana pone alcune questioni rilevanti alla politica per scegliere le misure più opportune nel nostro settore, partendo da quello che è già stato messo in campo.

Il cura Italia ha aperto due tipi di paracadute: per i dipendenti la cassa covid, principalmente in deroga, e il bonus di 600 euro per i lavoratori autonomi. 

Noi chiediamo che il bonus sia portato almeno al livello del tetto massimo del reddito di cittadinanza per tutta la durata della transizione e, nello stesso tempo, che si costituisca un reddito di emergenza applicabile a tutte le situazioni non coperte dall’iscrizione ai regimi di previdenza separata, primi fra tutti gli esodati e le esodate del settore.

È una misura fortissima di equità anche perché i freelance e gli esodati sono i primi colleghi ad essere stati schiacciati dalla crisi dell’editoria. E per loro non esiste ammortizzatore Covid che tenga.

A questo proposito è necessario che il governo intervenga per sbloccare l’assegno gestito dall’INPS (o facendo dialogare Inps e Inpgi, vedi la questione dei contributi figurativi) e per rendere praticabile la convenzione con l’Abi. 

Anche in questo caso i colleghi ci segnalano difficoltà burocratiche insostenibili nell’ottenere l’anticipo in banca dell’assegno di cassa integrazione.

Questi elementi sono già in campo e, se non risolti, faranno perdere di efficacia alle nuove misure che il governo vorrà adottare.

Dalle anticipazioni risulta che ci si stia muovendo per adottare provvedimenti in grado di sostenere tutta la filiera editoriale e rinviare alcuni passaggi di ristrutturazione (da Inpgi alle agenzie di stampa) impraticabili in Parlamento vista l’emergenza.

Naturalmente ci rendiamo conto sia dello sforzo del paese in generale per le conseguenze della pandemia sia delle richieste legittime di rendere il servizio pubblico “editoria” stringente anche sotto il profilo delle entrate in una lunga filiera che dagli editori arrivi alle edicole.

Se su questo concordiamo e anzi rivendichiamo il punto – l’editoria è servizio pubblico, una delle battaglie della dirigenza di Stampa Romana – chiediamo al Governo di applicare la massima attenzione e il massimo rigore sulla distribuzione di danaro pubblico.

Gli eventuali danari chiesti e ottenuti dagli editori non devono essere intascati per distruggere occupazione oppure per aprire nuovi e ripetuti stati di crisi. 

Lo Stato aiuta se le imprese si aiutano. Lo Stato supporta se poi le imprese chiudono il rubinetto a stati di crisi e riduzione del numero dei giornalisti e delle giornaliste impegnate nelle imprese editoriali.

Se si scrive un nuovo patto i contraenti ORA devono avere chiara la posta in gioco e le regole da rispettare.

Segreteria Associazione Stampa Romana

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