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Sul carcere per i giornalisti Martella e gli avvocati dello Stato dicono due cose opposte. Cosa accadrà davanti alla Consulta?

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E’ una vicenda kafkiana, se non unica, con rarissimi precedenti. 

Ieri il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Edtoria Andrea Martella, forse ingenuamente ha rilasciato questa dichiarazione alla FNSI: «Il carcere per i giornalisti va abolito», cliccare su https://www.fnsi.it/diffamazione-martella-alla-fnsi-il-carcere-per-i-giornalisti-va-abolito .

Si é, però, del tutto dimenticato dell’allegata memoria (o forse addirittura neppure la conosceva) con cui il 31 marzo scorso due avvocati dello Stato in rappresentanza proprio della Presidenza del Consiglio avevano chiesto alla Corte Costituzionale di respingere le eccezioni di legittimità sollevate dal tribunale di Salernoe quindi di confermare il carcere per i giornalisti in caso di condanna penale definitiva per diffamazione a mezzo stampa. E ciò nonostante 2 sentenze della CEDU – Corte Europea per i Diritti dell’Uomo: la prima del 24 settembre 2013 relativa al giornalista Maurizio Belpietro contro Italia e la seconda e più recente del 7 marzo 2019 relativa al giornalista Alessandro Sallusti contro Italia.


Peraltro proprio la richiesta dell’Avvocatura dello Stato, che si é appresa solo grazie al fatto che il presidente dell’Ordine Nazionale Carlo Verna aveva deciso di costituirsi davanti alla Consulta ed era stato poi ammesso con ordinanza del 27 febbraio scorso (altrimenti la notizia sarebbe forse rimasta segreta fino all’udienza) ha innescato ben 2 Alerts al Consiglio di Europa in tema di presunta violazione della libertà di stampa con formale richiesta di chiarimento al Presidente del Consiglio Conte tramite il Ministero degli Esteri.

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Il 1° Alert é stato sollecitato dall’Associazione Ossigeno per l’Informazione di Roma, mentre il 2° da OBCT – Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa di Trento.

Che ha fatto allora la FNSI? Continuando sempre ad ignorare nei suoi comunicati i 2 Alerts del Consiglio d’Europa e “bucando” clamorosamente una notizia diventata ormai di dominio pubblico, ha stimolato Martella a smentire la scelta operata il 31 marzo scorso dai 2 avvocati dello Stato senza, però, mai citarli, né aggiungere nulla sulla posizione formale dell’Avvocatura dello Stato (ma se un giornalista si fosse comportato così in un quotidiano o in una redazione radio-tv e web omettendo di dare conto di un atto ufficiale della Presidenza del Consiglio non avrebbe forse rischiato il licenziamento per non aver fatto bene il suo mestiere?).

Per fortuna che il presidente del CNOG Carlo Verna, tramite l’avvocato Giuseppe Vitiello, abbia insistito per mantenere l’udienza pubblica già fissata in precedenza per il 21 aprile e rinviata per l’emergenza per la pandemia Covid 19, ottenendo così anche l’unificazione dell’ordinanza del tribunale di Salerno con quella, invece, più articolata e centrata sulle sentenze della CEDU, sollevata d’ufficio dal tribunale di Bari – sezione di Modugno per violazione degli articoli 3, 21, 25, 27 e 117 della Costituzione in relazione all’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo. Altrimenti la dichiarazione di Martella sarebbe avvenuta fuori tempo massimo e a sentenza della Consulta forse già emessa da circa un mese.


Ma chissà che potrebbe succedere nelhdienza pubblica alla Consulta del 9 giugno con registrazione tv se la Presidente Cartabia, il relatore Viganò o uno degli altri 13 giudici chiedessero ai 2 avvocati dello Stato chi rappresentano realmente. 

Pierluigi Franz Presidente del Sindacato Cronisti Romani

MEMORIA DIFENSIVA

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