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Assemblea Alma Media: le scelte dell’azienda compromettono il lavoro e il prodotto

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ALMA MEDIA: L’ATTIVITÀ STAMPA, FONTE PRINCIPALE DEL FATTURATO DELLA SOCIETÀ, PORTATA AL LIMITE DELLA PARALISI. I GIORNALISTI MESSI IN CASSA INTEGRAZIONE AL 50%

Con comunicazione del 24 giugno scorso, i giornalisti di Alma Media, società editrice delle testate Alice Cucina (con l’allegato I Colori della Cucina), Facile Cucina e Diari di Viaggio by Marcopolo, e titolare dei canali Alice e Marcopolo, sono stati messi in cassa integrazione con riduzione dell’orario di lavoro del 50%. Il provvedimento, contrario a una qualsiasi logica imprenditoriale, compromette gravemente il prosieguo dell’attività editoriale del gruppo, la cui fonte principale di fatturato, per stessa ammissione dell’ad Andrea Baracco, deriva proprio dalle vendite in edicola.

Un provvedimento preso unilateralmente, nonostante ASR abbia dato immediato riscontro alla lettera di avvio della procedura di ricorso al FIS, ricevuta il 23 giugno, rappresentando alla società la disponibilità a sottoscrivere un verbale di accordo nel quale si proponevano soluzioni alternative, per tentare di salvaguardare, per quanto possibile, il core business di Alma. Riscontro rimasto senza alcuna risposta.

Uno schiaffo ai diritti e alle prerogative del sindacato, ma uno schiaffo anche ai giornalisti che nel corso di questi mesi di smart working, nonostante i ritardi nel pagamento degli stipendi, quando non al mancato pagamento degli stessi, con uno storico di arretrati consolidato già in era pre-Covid, si sono organizzati con mezzi propri e a proprie spese,continuando a lavorare con professionalità e impegno per consentire la regolare uscita delle testate. 

Tutto questo mentre le produzioni tv, ferme da ben prima del Covid, vengono realizzate dal gruppo Sciscione, che dal 1° maggio trasmette sul canale 65 il meglio di Alice e Marcopolo, pregiudicando il lavoro di chi, tra i dipendenti Alma, è stato lasciato a casa già da mesi; e mentre del più volte annunciato progetto di rafforzamento del sistema stampa-tv-web, su cui avrebbe dovuto basarsi la forza della comunicazione del gruppo, non si è saputo più nulla. A completare il quadro, la totale mancanza di una strategia commerciale, con tre diverse concessionarie di pubblicità cambiate nel giro di un solo anno!

Ci si domanda, a questo punto, quali siano le intenzioni della proprietà, di cui l’ad Baracco dovrebbe essere espressione, circa le sorti di quella che fino a un paio di anni fa era una realtà che mandava in edicola sette testate con migliaia di copie vendute e con canali dove l’affollamento pubblicitario era la regola. Cfr. Prima OnLine, 13 giugno 2019: “Alma Media, risultati 2018 in crescita. Baracco: raggiunti obiettivi di incremento marginalità e dei ricavi”. 

Lo scorso anno, quando il Covid era ancora lungi dall’essere, a fronte di alcune gravissime criticità (debiti con gli stampatori, tagli di budget, tagli alla produzione, tagli alle foliazioni, tagli alle uscite, mancanza di una sensata programmazione edicola) portate più volte all’attenzione dell’ad Baracco sia dalle rappresentanze interne, in due successivi incontri sindacali con ASR (aprile e giugno ’19), sia dai responsabili delle testate nonché dal direttore editoriale Corrado Azzolini, ci sono state solo parole e impegni mai rispettati

E ora? Ora è tutta colpa del Covid! Siamo seri. La paralisi Alma va ascritta piuttosto a una gestione di impresa a dir poco improvvisata. La pandemia è venuta dopo.

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