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Arthemisia: un altro uso distorto della Cassa Covid

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Può una società prendere i benefici della cassa Covid e continuare a produrre come se nulla fosse?

Può una società mettere in cassa integrazione a zero ore i dipendenti ed appaltare all’esterno il lavoro di quei dipendenti?

Può una società non versare il tfr dei dipendenti alla gestione del fondo complementare della previdenza di categoria?

Domande retoriche ma non nel caso di Arthemisia.

Arthemisia è una società che lavora nella produzione e organizzazione di mostre.

Come buona parte del settore ha sofferto del lockdown ma ora sta riprendendo la normale attività.

Tuttavia continua a proporre alla collega giornalista responsabile dell’ufficio stampa una cassa covid a zero ore mentre non solo organizza esposizioni ma le “comunica” affidandosi a società esterne.

Scopriamo anche che non versa i contributi legati al tfr maturato dalla collega.

Stampa romana denuncia quanto sta accadendo, interesserà tutti gli enti coinvolti nell’erogazione della cassa integrazione, ricorda agli amministratori della società le conseguenze  dei mancati versamenti del salario differito del tfr, chiedendo un immediato ritorno al rispetto della legge.

Segreteria Associazione Stampa Romana

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