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Radiosei: ancora gravi irregolarità

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La tendenza a sostituire il lavoro dipendente con collaboratori è una delle derive inaccettabile dell’editoria e, più in generale, del paese. 

Questa deriva non conosce tregua nonostante la legislazione e la protezione dei rapporti di lavoro in fase Covid sia molto chiara.

Se l’azienda ricorre alla cassa in deroga o alle altre forme straordinarie di ammortizzatore sociale deve provare che ci sia un effettivo e reale calo della produzione e delle risorse in campo e che il lavoratore, sospeso in cassa, torni a lavorare, nel momento in cui migliorano le condizioni economiche o di bilancio.

Nel caso di Radiosei, emittente radiofonica che vive di calcio, questi elementi sono tuttora ribaltati.

La produzione è tornata ai ritmi pre crisi con il contorno di sponsor e autopromozioni.

Non tornano invece al microfono a raccontare il calcio i dipendenti, giornalisti e non, della testata.

In realtà le trasmissioni tradizionali continuano ad andare in onda ma i conduttori di un tempo, ancora in forza alla società e sospesi in cassa integrazione, sono oggi sostituiti dai collaboratori.

In tutto questo bailamme Stampa romana ha scoperto che le seconde nove settimane di cassa integrazione sono sotto la lente di osservazione dell’Inps per un supplemento di indagine.

In buona sostanza anche per questa ragione un nostro collega non vede un euro da cinque mesi. E avrebbe il diritto di tornare a lavorare.

E’ un comportamento intollerabile.

Chiediamo agli organi di vigilanza di controllare l’effettivo impiego della cassa integrazione Covid, sanzionando chi ne fa un uso scorretto, e alla testata di far tornare al lavoro al più presto i dipendenti.

Segreteria Associazione Stampa Romana

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