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Consulta CdR ASR: tutela dei giornalisti dentro e fuori dalle redazioni e difesa del contratto. No a fughe in avanti sullo smart working

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La consulta dei cdr e dei fiduciari dell’associazione stampa romana apprezza e conferma il ruolo professionale svolto dall’informazione locale e nazionale nel periodo di pandemia. Un baluardo di competenze contro le fake news e la disinformazione che avrebbero danneggiato il Paese in un momento così difficile sul piano sociale.

I colleghi e le colleghe lo hanno fatto grazie alla professionalità garantita dalle leggi di settore e dalle norme contrattuali.

Ogni riflessione sul futuro dell’informazione non può quindi prescindere dalla tutela della qualità del lavoro e dell’autonomia dei giornalisti.

La necessità di adeguare l’informazione alle nuove tecnologie e a nuovi profili professionali non può essere il pretesto da parte degli editori per ridurre garanzie, retribuzioni e livelli occupazionali. Il contratto va rinnovato ma non stravolto, tutelando tutti gli istituti economici e giuridici.

Un dialogo serio sul contratto Fieg/Fnsi potrà riprendere solo alla fine dell’emergenza pandemica a cominciare dalla gestione dello “smart working”, opportunità e potenzialità che, se non regolamentate collettivamente, rischiano di trasformarsi in uno strumento dannoso per giornalisti e prodotti editoriali, che restano opere collettive dell’ingegno, frutto dell’impegno sul campo dei professionisti dell’informazione. Il coronavirus non può essere un pretesto per fughe in avanti degli editori che penalizzino la qualità dell’informazione e il ruolo del giornalista e stravolgano la stessa natura del giornalismo. 

Il confronto non potrà non tener conto delle misure che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Andrea Martella sta elaborando e presenterà in Parlamento sulla tenuta e il rilancio del sistema industriale, a cominciare dalla nuova e congrua definizione di equo compenso per il lavoro non subordinato.

Centrale è anche il destino dell’Inpgi la cui salvezza è legata alla tutela dei livelli occupazionali e retributivi. L’ente previdenziale ha un futuro se saprà accogliere anche nuove figure professionali con giuste retribuzioni. 

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