Il confronto tra diverse visioni su temi giornalistici sono all’ordine del giorno sui social.
Il dialogo tra opinioni differenti non può però trascendere in frasi oscene tipo “darti una ripassata”.
È accaduto alla collega del tg1 ed esponente della cpo di stampa romana Cinzia Fiorato.
Gli insulti, diventati una slavina irripetibile, arrivano da Riccardo Catola, uomo della comunicazione, un tempo giornalista ora fuori dal perimetro dell’Ordine.
È patetico notare che gli insulti sessisti diventino un alibi ad uso e consumo di colleghi e colleghe per teorizzare su matriarcato e patriarcato. Una fasulla guerra tra sessi che qualifica chi la innesca come persona priva di rispetto per le persone e per ciò che rappresentano.
A Cinzia Fiorato la solidarietà piena e incondizionata di stampa romana con l’invito ai giornalisti di usare i social come uno spazio di confronto civile.
I social non sono un luogo al di fuori delle regole a iniziare da quelle deontologiche di categoria.
Segreteria Associazione Stampa Romana
Cpo ASR: Cinzia Fiorato aggredita verbalmente con frasi sessiste
Ancora un attacco sessista e oltraggioso a una giornalista, per lo più membro della Commissione Pari Opportunità di Stampa Romana. Ancora parole di odio e di violenza nei confronti di una professionista che ha subito gravissimi insulti solo per aver fatto il suo dovere e aver difeso una collega.
La Commissione Pari Opportunità di Stampa Romana denuncia e condanna quanto accaduto alla giornalista Rai del Tg1 Cinzia Fiorato, durante uno scambio di idee su questioni professionali che stava avvenendo civilmente su una pagina Facebook aperta a tutti. Riccardo Catola, ex giornalista cancellatosi dell’Ordine qualche tempo fa, ora in pensione, dopo aver offeso un’altra collega che partecipava alla discussione, ha reagito all’intervento della Fiorato, che lo invitava a portare avanti le sue argomentazioni senza frasi sessiste, con una serie di offese e denigrazioni, fino ad arrivare a scriverle pubblicamente “è pure bonazza… avrebbe bisogno di una bella ripassata”. Il tutto condito da risate e volgarità di ogni sorta.
Catola ha affermato “sono sessista e me ne vanto”, riferendosi alla collega Fiorato ha parlato di fanatiche tagliagole, ha tirato in ballo le mutilazioni genitali che subiscono le donne in altri paesi per affermare che le donne italiane non hanno niente di cui lamentarsi, sproloqui volgari e violenti, fino a raggiungere vette di sessismo e discriminazione inimmaginabili per un uomo che si definisce di cultura come lui e che invece non ha vergogna a scrivere “sei una donna molto fortunata se il più grande choc della tua vita è un maschio che ti tocca il culo”, oppure “io che non ho mai alzato le mani su nessuna (anche se a volte sarei stato tentato), non so che cosa potrei fare di diverso, o in più, dal dare esempio ai miei figli nel trattare la loro madre”.
Fino a definire il sessismo e l’omofobia come “cazzate”. Imperdonabile che Riccardo Catola abbia ironizzato persino sulla grave azione di stalking che la collega Fiorato ha subito qualche anno fa e per cui il Tribunale di Taranto ha condannato un pregiudicato.
Ci domandiamo come possa questo collega, che afferma avere “una storia professionale lunga, variegata e in ascesa costante”, avere un’agenzia di comunicazione se i suoi valori sono questi. A maggior ragione perché lo stesso si vanta pubblicamente di essersi cancellato dall’ordine dei giornalisti “non sopportando quel club corporativo fatto ormai di mezze calzette, di cui ci dovremmo vergognare”. Siamo noi che ci vergogniamo al pensiero che un collega con questa considerazione delle donne e questo modo di esprimersi abbia fatto parte per tanti anni della nostra categoria. Non è più tollerabile tanto odio, tanta violenza verbale, rivolta a una donna che cerca di difendere altre donne.