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99 arresti a Bari: il clan Strisciuglio Caldarola sgominato anche dalla buona informazione

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La condanna a un anno e quattro mesi di reclusione alla boss Monica Laera, appartenente al clan Strisciuglio-Caldarola, per l’aggressione  all’inviata del tg1 Maria Grazia Mazzola non è passata inosservata.Tre anni di lunga battaglia giudiziaria non si sono conclusi con la pronuncia di primo grado. Hanno alimentato una slavina.

Sabato scorso gli arresti del gip De Benedictis e dell’avvocato Chiariello, difensore della Laera, hanno smascherato una ragnatela di corruzione per sistemare le misure cautelari in vantaggio di esponenti dei clan malavitosi della Puglia. Oggi su questo “conto” piovono 99 arresti di membri del clan Strisciuglio-Caldarola che monopolizzava il mercato della droga, delle estorsioni e delle macchinette del gioco d’azzardo in diversi quartieri e in provincia di Bari. Non è una mafia glamour quella di Bari. Non si pubblicano ancora libri di successo nazionale sulle vicende delle famiglie locali o si pubblicano fiction. Non ha la tradizione e la fama aggressiva e sanguinaria dei Corleonesi o degli Scissionisti.

Ma è una mafia a tutti gli effetti. Intimidisce, spara, ricatta, gambizza, ammazza. Fa capire sul territorio chi è il più forte. La collega Mazzola tre anni fa non ha voluto sentire le loro ragioni. Ha ficcato il naso dove non doveva. E le ragioni del clan sono quelle del silenzio e dell’omertà.Lo ha ricordato in udienza proprio l’avvocato Chiariello. “Cosa voleva dimostrare chiedendo del figlio della Laera Ivan (oggi arrestato)? Perchè infastidiva i passanti? E perchè ha usato un microfono nascosto?”Insomma la domanda del legale era ed è: perchè ha fatto il suo mestiere l’inviata del tg1?Ed è proprio il punto sul quale vi invito a riflettere.

C’è bisogno, specialmente in alcune parti del nostro paese, di meno o di più informazione? C’è bisogno di meno o più racconto del territorio? La risposta per Stampa Romana che si è costituita parte civile nel processo contro Laera e che sulla tutela reale dei cronisti insiste costantemente (collaborazione con Ossigeno per l’informazione, decalogo antiquerele, patrocinio gratuito contro le querele temerarie) è un sonoro sì.

Appoggiare e tutelare le colleghe e i colleghi in queste condizioni, tanto più quando sono aggrediti, significa restituire alle istituzioni e ai cittadini, tramite i giornalisti, dignità e rispetto, decoro e onorabilità, passione civile ed impegno sociale. L’informazione e la buona informazione restano leve potentissime in grado di incidere nella carne viva del tessuto sociale e alimentare il fiume carsico della nostra identità civile. L’aggressione all’inviata del tg1 insomma non era affatto una lite di strada tra due donne.

Due giorni fa Maria Grazia Mazzola scriveva questo a proposito della vicenda De Benedicitis/Chiariello.
“Da tre anni invoco pulizia a Bari, lancio appelli e chiedo certezza della pena e azioni severe contro la mafia pugliese. I cittadini hanno diritto a vivere la piena legalità a Bari, nei loro quartieri, hanno diritto a un’informazione vera e completa”.

Oggi i cittadini vivono certamente più sicuri e liberi nelle case e nelle strade di Bari.


Lazzaro Pappagallo Segretario Associazione Stampa Romana

ARTICOLO DI BARI TODAY

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