La Rai, Mediaset e Ansa hanno deciso di rispondere alle norme
varate da Putin di contrasto alle fake news, legge che prevede pene pesantissime (fino a 15 anni di carcere), ordinando agli inviati e ai corrispondenti di non mandare più cronache da Mosca o dalla linea russa del fronte.
Gli inviati tornano a Roma.
Le aziende agiscono come i grandi network internazionali come BBC CNN e alcune grandi agenzie.
La decisione che ha certamente solidi agganci con il giro di vite sull’informazione imposto da Putin con conseguenti rischi per i colleghi, tuttavia impoverisce la nostra informazione.
Da oggi tutti i reportage saranno filtrati da immagini internazionali e da racconti tagliati e ricomposti a Roma senza capire cosa stia accadendo da vicino in Russia, quali interessi si stiano muovendo dentro e dietro la guerra, se esista una reazione popolare all’aggressione di Putin, cosa stia accadendo sulla linea del fronte tra i due eserciti.
Non sappiamo se i colleghi Rai coinvolti dalla decisione siano stati ascoltati dal cda e dal capo azienda.
Inoltre non è irrilevante ricordare come sia finito nel mirino di una certa politica trasversale il corrispondente da Mosca Marc Innaro “reo” di aver riportato cosa potrebbe aver motivato Putin nella sua corsa alla guerra.
Da giornalisti pensiamo che allontanandoci dal teatro della guerra non rendiamo un buon servizio al paese, un buon servizio pubblico nel caso della Rai, e al racconto della sostanziale verità dei fatti.
Le preoccupazioni che hanno motivato questa scelta sono comprensibili e condivisibili, ma così si rinuncia a raccontare la tragedia di un popolo e di una nazione e in qualche maniera si lascia ulteriormente mano libera alle fake news, che non verranno più contrastate da altri racconti e da altri resoconti.
Segreteria ASR