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Aggravante sulle minacce ai giornalisti: una scelta sbagliata

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L’aggravante sul reato di minacce che riserva un anno di reclusione a chi prende di mira giornalisti e foto/telecineoperatori nell’esercizio delle funzioni proposta dall’Ordine dei giornalisti e Fnsi alle ministre Cartabia e Lamorgese non offre risposte alle attese dei colleghi minacciati e aggrediti con ampia e ripetuta frequenza negli ultimi anni.

Ci si limita alle minacce ignorando le aggressioni e le lesioni fisiche che hanno coinvolto tra gli altri colleghi come Daniele Piervincenzi, col naso spaccato da Roberto Spada, Maria Grazia Mazzola, picchiata a Bari da Monica Laera, Federico Marconi e Paolo Marchetti, aggrediti da Giuliano Castellino di Forza Nuova e Francesco Giovannetti, ferito da un no vax davanti al ministero della pubblica istruzione la scorsa estate.

Alcuni di questi aggressori continueranno ad agire indisturbati perché con la pena edittale di un anno, solo per le minacce, i giudici non potranno arrestare chi colpisce un giornalista. 
Non ci saranno misure cautelari, non ci sarà arresto in flagranza, non ci saranno pene detentive.
L’effetto deterrente e’ nullo. 
Limitandosi alle minacce non si coprono altre fattispecie molto dannose per i giornalisti e il loro lavoro come la violenza, le lesioni, le aggressioni e le frodi.

A questo aggiungiamo il richiamo novecentesco accanto ai giornalisti dei telecineoperatori figura che, se considerata letteralmente, esclude dalla protezione proposta i videomaker e gli operatori con smartphone, una delle figure più presenti nei luoghi di un racconto sempre più digitale.
Per fare un paragone ben altra forza hanno le norme chieste dai medici al legislatore e poi ottenute

Ricordiamo a chi dirige gli enti di categoria che esiste un’altra strada tuttora valida per sollecitare governo e parlamento, quella del reato di ostacolo all’informazione sostenuto da Stampa Romana, il cui testo riproponiamo a beneficio della nostra comunità. 
Questa è la strada corretta per garantire con una nuova fattispecie di reato specifico e non con un’aggravante, compensabile con le attenuanti, misure cautelari, arresto in flagranza e pene effettive.


“Chiunque, per limitare o impedire la ricerca, la raccolta, la ricezione, l’elaborazione, il controllo, la pubblicazione o la diffusione di informazioni, opinioni o idee di interesse pubblico, utilizza violenza, minaccia o frode in danno di soggetti esercenti l’attività giornalistica, è punito con la reclusione da due a sei anni”


Segreteria ASR


Questa la proposta Odg/Fnsi

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