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Vibo Valentia: Immagini da trasmettere a fine processo. La protesta di stampa romana

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Posporre la diffusione delle riprese video di un processo ad una cosca della Ndrangheta dopo la sentenza.

Il tribunale di Vibo Valentia ha così risposto alla richiesta di essere presenti in aula da parte dei colleghi del tg1, denuncia rilanciata dal consigliere dell’Associazione Alessandro Gaeta dalle pagine del Fatto quotidiano.

La presidente del tribunale giustifica il provvedimento con la tutela dell’identità del collaboratore di giustizia, tra l’altro teste chiave del processo Rinascita Scott considerato l’equivalente per la ‘Ndrangheta del maxi processo di Palermo per la mafia.

Si tratta di una decisione che comprime il diritto di cronaca, un diritto che fa della immediatezza nel racconto completo dei fatti un architrave.

Questa sottovalutazione della pubblicità doverosa di processi di grande allarme sociale – in alcuni casi è stato addirittura negato il diritto di accesso dei giornalisti nelle aule dei tribunali italiani – fa il paio con la compressione del diritto di cronaca che il decreto Cartabia ha attuato con la cosiddetta presunzione di innocenza.

Si sta verificando ciò che Stampa romana da tempo ha denunciato: con queste misure si comprime il diritto, costituzionalmente protetto, dell’opinione pubblica di essere informata a fronte del diritto alla presunzione di innocenza.

Dobbiamo sapere di più e non di meno dei fatti di cronaca rilevanti per opinione pubblica. E questo resta un principio fondante del lavoro di stampa romana a tutela del lavoro di croniste e cronisti.

Segreteria ASR

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