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Raisport: urna elettorale in cassaforte. Da 70 giorni la Redazione senza Cdr

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70 giorni con l’urna elettorale chiusa in una cassaforte.

70 giorni senza che la redazione di Raisport abbia una rappresentanza sindacale a Roma eletta legittimamente.

Una vicenda ingiusta, grottesca e paradossale che merita di uscire dal recinto di Saxa Rubra.

Raisport si articola in due redazioni: la principale a Roma e un presidio consistente a Milano. La rappresentanza sindacale è sempre stata formata da un Cdr romano di 3 persone e da un fiduciario milanese.

Nelle elezioni svolte a fine luglio si è candidato come Cdr romano l’unico articolo 2 della redazione.

Nulla impedisce che un giornalista dipendente possa votare ed essere votato Cdr come da regolamento di Stampa Romana e della Fnsi.

Al terzo giorno dei quattro dedicati al voto sulla Commissione elettorale composta da cinque colleghi arriva un parere dei garanti Usigrai che intima di rifare le elezioni perché l’unico articolo 2 doveva votare in una urna separata. I garanti invocano l’applicazione di un segmento dell’articolo 34 del contratto richiamato dallo statuto Usigrai in base al quale viene eletto anche un fiduciario “pubblicista eletto dai corrispondenti, dai collaboratori fissi e dai pubblicisti part-time delle redazioni centrali, decentrate e degli uffici di corrispondenza”.

A supporto di questa interpretazione producono un parere del direttore della Fnsi.

Abbiamo riportato tutto il passaggio perché è evidente che quella norma non possa applicarsi a Raisport che non ha corrispondenti, non ha pubblicisti tanto meno part time e non ha uffici di corrispondenza e una sola redazione periferica.

In questo senso sono intervenuti atti prodotti da Stampa Romana e dai Probiviri di Stampa Romana il 25 agosto scorso, parere che alleghiamo al comunicato, atti girati alla Commissione elettorale.

Ad oggi però nulla e’ cambiato.

La Commissione elettorale in tre componenti su cinque, quindi a maggioranza, non solo non apre l’urna, non solo ha cambiato le regole mentre si vota ma un paio di giorni fa ha anche suggerito alla redazione di aprire l’urna eleggendo un Cdr 3+1.

Insomma è la prima volta, a nostra memoria, che una Commissione elettorale che in teoria amministra il voto, valida le schede e controlla il numero degli elettori, suggerisce addirittura la composizione formale del Cdr. A voto avvenuto.

Alla Commissione elettorale si aggiunge il comportamento irrituale ed eccentrico dei garanti Usigrai.

Nella loro ultima comunicazione sul tema, prima firmata con il direttore della Fnsi che in un secondo tempo ne ha disconosciuto la paternità dopo una nostra diffida, scrivono che se si dovesse aprire l’urna, il Cdr “potrebbe non essere riconosciuto”.

Forse hanno dimenticato il passaggio sempre dell’articolo 34 rubricato “Tutela sindacale” in cui “i componenti del Comitato di Redazione…. non possono essere licenziati o trasferiti, in difetto di loro consenso, senza il nulla osta dell’Associazione Regionale di Stampa”.

Una norma a tutela della forza e dell’efficacia dei Comitati di Redazione senza temere rappresaglie da direttori ed editori che incardina, in questo caso, in Stampa Romana la tutela sindacale.

Ci sembra corretto ricostruire tutta la vicenda ma ci sembra altrettanto corretto e doveroso dopo 70 giorni chiedere che l’urna sia aperta, i voti scrutinati, rispettata la democrazia redazionale, tutelati i colleghi attraverso la carne viva dell’articolo 34 nel rapporto dialettico con la direttrice.

Stampa Romana è pronta in ogni sede, sindacale e non, a tutelare diritti e prerogative dell’Associazione.

Segreteria Associazione Stampa Romana

Parere Collegio Probiviri ASR

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