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Legge di bilancio e prepensionamenti: la solita vecchia minestra

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In commissione bilancio è stato presentato un emendamento alla legge di bilancio dedicato ai prepensionamenti a firma Walter Rizzetto (Fratelli d’Italia).

Secondo questo testo i requisiti soggettivi anagrafici per accedere ai prepensionamenti scendono da 62 a 60 anni. Resta invariata l’anzianità di servizio e il meccanismo di erogazione delle risorse, con i prepensionamenti autorizzabili dal Ministero del lavoro fino ad esaurimento delle risorse.

Torna dunque in campo un tema molto caro agli editori, un po’ meno al sindacato.

È il tema della riduzione degli organici perché le uscite per prepensionamenti non sono compensate dalle assunzioni ed è il tema dell’ impoverimento dell’esperienza e delle competenze così faticosamente ottenute e conquistate nei luoghi di lavoro in luogo di un ricambio generazionale digitale tutto da dimostrare nei carichi di lavoro visto che il numero dei giornalisti cala.

Nonostante la chiusura dell’Inpgi si torna dunque a insistere sulla rottamazione di alcune generazioni di colleghi. A questo aggiungiamo la pratica di alcune aziende di forzare la volontarietà delle uscite mettendo in cassa integrazione a zero ore i colleghi prepensionandi. E per farlo si aprono Stati di crisi (veri? finti?) in cui gli ammortizzatori sociali e le riduzioni di stipendio con uso di risorse pubbliche di spalmano sugli organici di tutte le redazioni in crisi.

Sono terapie che non hanno invertito la crisi dell’editoria, l’hanno solo accentuata. Ripartire dai prepensionamenti significa perpetuare il declino esistente.

Segreteria ASR

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