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Congresso senza contratto, in pensione senza pensione

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Congresso senza contratto

È in arrivo il nuovo anno 2023 e con esso dal 14 al 16 febbraio 2023 a Riccione il XXIX Congresso della Fnsi, il terzo consecutivo dopo Chianciano 2016 e Levico 2019 senza aver potuto rinnovare il contratto nazionale di lavoro firmato l’ultima volta il 1aprile 2013. Oggi gli editori vorrebbero gettarlo definitivamente alle ortiche e dettar loro le regole del gioco nel nuovo universo digitale del multimediale/multiservizi, certi dell’omertà degli strapoteri economici e politici, vecchi e nuovi, a cui la mediazione giornalistica non va proprio più giù.

Di contro, le nostre principali rappresentanze di categoria frustrate e indebolite dalle forze propenderanti degli avversari perdono energie, animo, credibilità e pezzi lungo la strada (vedi la fine dello storico quasi centenario istituto autonomo di previdenza Inpgi, fino a ieri ritenuto eufemisticamente baluardo della libertà di stampa). Più di un Congresso di svolta senza svolte ci vorrebbero Assise di riscatto della identità professionale e di rilancio della passione sindacale senza più’ patti sottobanco con nessuno.

In pensione senza pensione

La Fnsi, il sindacato unitario di tutti, giornalisti pensionati compresi non è in grado di supplire al defunto Inpg1 nei rapporti con l’Inps e il segretario Raffaele Lorusso, il 28 ottobre scorso, spiega chiaro e tondo al Consiglio nazionale dell’Ungp: “Non ho nulla da rimproverare all’INPS. Quello che è cambiato sono le regole e l’approccio. L’Inps segue le regole della burocrazia statale. Se qualcuno era abituato a risolvere i problemi con la telefonata all’Inpgi, adesso dovrà comunicare con l’INPS attraverso lo Spid”, e nei fatti i Patronati sostenuti dalla Cgil, Cisl e UIL e ribadisce: “Un altro mondo, altre regole”. Le sue affermazioni sono documentate nel verbale del CN. Insomma, dietro questo “nuovo mondo” ad assistere i giornalisti non c’è più il sindacato, la Fnsi, bensì lo Spid, e nei fatti i Patronati.

Purtroppo, il travagliato passaggio di 15mila giornalisti contrattualizzati e di 8mila  pensionati dal privato (Inpgi) al pubblico (Inps) lascia dietro di sé una scia di inadempienze contrattuali, normative e legislative che dovrebbero investire le dirette responsabilità delle parti sociali, proprio la Fnsi in particolare, a cominciare dal dramma di una moltitudine di prepensionati che, licenziati dopo il 1 luglio, non vedono un euro di pensione.

Romano Bartoloni

Presidente Gruppo Romano Giornalisti Pensionati

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