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Equo compenso: la beffa per i giornalisti di essere gli ultimi

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Ieri all’unanimità la Camera dei deputati ha dato il via libera al provvedimento che stabilisce l’equo compenso per le professioni. 

Le norme rafforzano il ruolo del professionista, stabilendo che il compenso, per essere equo, deve essere proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro e alle caratteristiche della prestazione.

Tutti criteri rispettosi dell’articolo 36 della Costituzione.

In attesa del passaggio definitivo al Senato il mondo del giornalismo ne deve trarre alcune chiare considerazioni.

Ai giornalisti non potrà essere applicata la nuova norma perché il nostro settore e’ regolato da una legge speciale del 2012 i cui parametri, nonostante la vittoria al TAR di Stampa Romana e Assostampa Sicilia, non sono ancora stati definiti dalla apposita commissione insediata presso la Presidenza del Consiglio. Per definire l’equo compenso dei giornalisti il sindacato  ha sempre proposto paghe in linea con i contratti nazionali di lavoro.

È però incredibile e paradossale che la categoria che per prima aveva sentito l’esigenza di dotarsi di uno strumento normativo a difesa della parte più debole della professione difendendo così la tenuta lavorativa (e democratica) dell’intera filiera editoriale ora si trova in una situazione di totale impotenza.

Le norme approvate ieri invece devono indurci a recuperare iniziativa politica e sindacale e proposte per non diventare la professione degli “esclusi” dello Stato italiano.

Segreteria ASR 

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