Una grande attenzione ha raccolto la campagna di prevenzione contro i decadimenti cognitivi e l’Alzheimer, promossa da Casagit Salute in collaborazione con Fondazione Igea Onlus: oltre 1.500 iscritti alla società di mutuo soccorso creata dai giornalisti italiani si sono prenotati per sostenere gratuitamente un colloquio neuropsicologico di prevenzione, al fine di monitorare il proprio status cognitivo, individuare precocemente eventuali situazioni di rischio e, nel caso, ricevere specifiche indicazioni.
Il colloquio di prevenzione, con un neuropsicologo della Fondazione Igea, è riservato agli over 50, dura circa un’ora e potrà effettuarsi sia in presenza sia in videoconferenza. “Proprio le opportunità offerte dalla telemedicina – spiega Gianfranco Giuliani, presidente di Casagit Salute – hanno consentito di partecipare alla campagna di prevenzione a giornalisti residenti in ogni zona d’Italia e anche all’estero: dal Portogallo all’Ungheria, alla Scozia, Francia, Usa, India, e ancora da Istanbul, Cape Town, Cipro, Gerusalemme, Singapore”. Gli oltre 1.500 colloqui programmati impegneranno Casagit e Fondazione Igea in una campagna della durata di qualche mese, al termine della quale saranno presentati i risultati statistici della attività di screening.
L’iniziativa di Casagit Salute non ha precedenti in Italia: “Mai prima d’ora – rileva Giuliani – un fondo sanitario o una società di mutuo soccorso si erano impegnati in un progetto innovativo di così ampia portata”. Ma c’è un sottile, e purtuttavia significativo motivo a spiegare l’attenzione dei giornalisti italiani per queste patologie. A scoprire la malattia – oltre al professor Alois Alzheimer di Monaco di Baviera – è stato infatti anche l’italiano Gaetano Perusini (1879-1915), grande medico, scienziato e giornalista friulano, collaboratore di giornali italiani ed esteri.
Perusini, decorato con la medaglia d’argento al valor militare alla memoria, è uno dei 267 giornalisti italiani caduti nella Prima Guerra Mondiale. Neuropsichiatra, anatomopatologo e neurologo di fama mondiale, nella clinica psichiatrica di Monaco di Baviera (ai primi del ‘900, gli affetti da demenza finivano inesorabilmente rinchiusi in manicomio) assieme al professore tedesco, Perusini ebbe un ruolo di rilievo assoluto nella definizione di questa patologia della terza età, che inizialmente si chiamava appunto malattia di Alzheimer-Perusini: e non a caso, entrambi gli scienziati sono indicati nel titolo della legge regionale del 2012 sul “Piano della Regione Lazio in favore di soggetti affetti da malattia di Alzheimer-Perusini ed altre forme di demenza”.
La Alzheimer-Perusini è una malattia degenerativa che distrugge progressivamente i neuroni del cervello fino a provocarne la devastazione, in un processo degenerativo che dura circa quindici anni. Un colloquio di prevenzione con uno specialista è importante per individuare prima possibile i segnali di questa patologia: se oggi purtroppo non c’è ancora possibilità di cura, nell’80 per cento dei casi l’individuazione precoce della malattia e l’applicazione del protocollo “Allena il cervello” (Train the Brain) realizzato dal professor Lamberto Maffei all’Istituto di Neuroscienze del CNR e basato sulla stimolazione cognitiva senza ricorso a farmaci, può rallentare significativamente la patologia