L’Associazione Stampa Romana è contraria alla revisione delle linee interpretative dell’art.34 della legge 69 del 1963 decise dall’Ordine dei giornalisti per il praticantato e l’accesso alla professione.
Convinti da tempo anche noi che la situazione sia mutata e che oggi sia giornalista chi realmente lo fa, indipendentemente dal mezzo di comunicazione utilizzato, pensiamo che andare incontro più alle esigenze degli editori che a quelle dei colleghi non sia la strada giusta per la professione. Un conto è l’accesso al sindacato, altro è quello ad un ordine professionale.
Stabilire il minimo tabellare del contratto nazionale da dimostrare per accedere all’esame, un tutor unico che sorvegli per 18 mesi il lavoro dei praticanti senza testata e senza direttore e, di fatto, indirettamente, puntando su una corsa a ciò che resta dell’Inpgi, la gestione dei lavoratori autonomi già Inpgi 2, è profondamente sbagliato.
Dopo anni in un cui nulla è stato toccato perché – si sosteneva all’Ordine – era necessaria una legge, si chiude in una manciata di settimane una revisione che stravolge un’intera categoria senza averla minimamente consultata. Non approviamo dunque il metodo e il merito della revisione e cercheremo di capire i reali motivi di tale improvvisa “folgorazione” dell’Ordine sulla via di Damasco.
Segreteria Stampa Romana