Sabato 21 dicembre il sito de L’Espresso ha smesso di funzionare. Chi lo cerca si trova davanti una schermata che dice che l’espresso.it è «temporaneamente disponibile a titolo gratuito per gentile concessione di GoDaddy.com».
Nelle stesse ore ha smesso di funzionare anche il sistema di posta elettronica della redazione: chi scrive a un giornalista de L’Espresso riceve una mail che sostiene che quell’indirizzo non esiste più. Cosa è successo? Non lo sappiamo: al comitato di redazione e ai giornalisti non era stato comunicato nulla. Su nostra richiesta, solo stamattina ci è stato detto c’è stato un incidente durante la migrazione dei dati da un server all’altro.
Eppure la migrazione dei dati non è un evento eccezionale: da quando il giornale è stato venduto da Gedi si è verificata già altre volte, con disagi per il sito durati pochi minuti e nessun effetto sulle mail dei giornalisti.
Questa gravissima eclissi del giornale online è la ciliegina sulla torta di una gestione autolesionista da parte della nuova proprietà, che a partire dallo sciopero di settembre scorso, lo ricordiamo, aveva già sottratto alla redazione la cura del sito per affidarla a uno staff tecnico non composto da giornalisti.
Il problema tecnico è uno dei riflessi pratici di una gestione che in questi mesi ha messo pesantemente le mani nei contenuti degli articoli: per i redattori del giornale difendere la libertà di espressione è una lotta ininterrotta, con esempi molto più numerosi di quelli che sono diventati di dominio pubblico.
Quanto detto rende evidente che questo comunicato sindacale non può essere diffuso con i mezzi usuali: il Cdr è stato costretto a usare la mail personale di uno dei rappresentati proprio per colpa dei problemi che abbiamo denunciato. Per questo lo affidiamo alla rappresentanza sindacale dell’Associazione Stampa Romana perché lo diffonda.