Dal giusto contratto, agli ingiusti trasferimenti e alle redazioni azzerate. Un esito grottesco per la cosiddetta Fase 2, la battaglia dei giornalisti dei programmi Rai per vedersi correttamente inquadrati, assunti a tempo indeterminato e con il CNLG, sostenuta dal primo minuto da Stampa Romana.
Una “sanatoria con stabilizzazione” per i colleghi da anni precari, la fine del ricorso alle “prime utilizzazioni” (per tutti, senza eccezioni), il concorso pubblico come modalità ordinaria per lavorare nella tv di Stato, la chiamata “libera” di professionisti dell’informazione limitata a casi particolari di elevata qualificazione, con retribuzioni congrue, da liberi professionisti, trattati e considerazioni come tali: era l’orizzonte auspicato.
Assai lontano dall’esito: se i 127 posti affidati a un concorso riservato a precari e interni per coprire i vuoti di organico, quasi tutti nelle sedi regionali, sono una buona notizia (ma sarebbe stato più serio un concorso nazionale “open”), è inaccettabile che di fatto si promuova lo svuotamento delle redazioni dei programmi, su tutti quelli di inchiesta, spostando più in là la “sanatoria” e allo stesso tempo aprendo la strada a nuove utilizzazioni. Un paradosso: si accentua il problema che si cerca di risolvere. Il tutto in un quadro di tagli ai programmi di informazione Rai che lascia stupefatti.
L’Associazione Stampa Romana auspica che l’azienda torni al tavolo, senza cercare le sponde del neonato Unirai in cerca di legittimazione, e ridiscuta la questione, nell’interesse dell’azienda e dei colleghi, con Usigrai, con cui sottoscrisse la Fase uno: sarà l’occasione per affrontare finalmente un nodo cruciale: per i programmi di informazione, attualmente gestiti impropriamente dalle strutture di rete, o attendere testate giornalistiche autonome, come prevede la legge.
La Segreteria dell’Associazione Stampa Romana