Per definire un intervento per le edicole si deve partire innanzitutto da un censimento accurato della situazione esistente, una fotografia che renda la condizione reale, che è molto differenziata tra centro e periferie di Roma, province, aree interne e colpite dal sisma.
Ci sono situazioni in cui le edicole non svolgono più la loro funzione perché è più conveniente, visti i costi degli affitti nelle zone battute dai turisti, trasformarle in negozi di souvenir in cui la stampa non è neppure visibile, e ci sono quartieri, lontani dal centro e dalle strade più “commerciali”, dove tenere aperto un punto vendita di giornali è eroico, per non parlare dei piccoli centri montani, dei comuni terremotati dove le edicole sono letteralmente sparite. Le istituzioni, il governo, la regione, i comuni, devono dare risposte articolate che tengano conto di queste realtà così distanti, per salvaguardare la funzione delle edicole, presidi essenziali, soprattutto in un paese dall’età media elevata come il nostro, per la diffusione dell’informazione, cardine della dinamica democratica.
Il calo della diffusione dei quotidiani cartacei ha di fatto costretto molti esercenti a diversificare l’offerta, ad affiancare all’attività tradizionale offerte di prodotti, di servizi. Si può puntare a dare alle edicole la funzione di prossimità, di sportello della pubblica amministrazione, e valorizzarne l’aspetto commerciale, nelle zone in cui gli esercizi sono in difficoltà per gli scarsi volumi di vendita dei giornali, senza perdere mai di vista la “missione” di diffusione dell’informazione, l’unico motivo di un sostegno pubblico, di una speciale regolamentazione.
Viceversa, non deve essere incoraggiata in alcun modo la sostanziale trasformazione delle edicole in attività di altro genere, già evidentissima nelle zone centrali della Capitale, anche per non arrivare al paradosso e alla distorsione di sostenere nel nome dell’informazione attività floride, che con la diffusione della stampa non hanno più nulla a che fare.
Il ruolo delle edicole è fondamentale ed è positivo che questa consapevolezza emerga nell’ audizione da parte di tutti gli operatori e sindacati del settore, che il presidente della Commissione per la vigilanza sul pluralismo dell’Informazione della Regione Lazio Claudio Marotta ha giustamente coinvolto.
Stefano Ferrante, segretario dell’Associazione Stampa Romana