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Addio a Candiano Falaschi
l´eleganza del rigore

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Ho conosciuto Candiano Falaschi alla fine degli anni ´80. Nel 1989, l´anno della Caduta del Muro, o giù di lì, mentre lui lasciava L´Unità, dove aveva “militato” a lungo come notista politico, io iniziavo a lavorare proprio in quel giornale fondato da Antonio Gramsci e che viveva un suo personale disgelo, meno legato al partito, meno monolitico, più aperto a influssi  politici e culturali diversi. Giovane aspirante giornalista piena di ideali, d´ingenuità e passione, con Candiano, che per me era un mito, avevo la straordinaria possibilità di parlare di politica, di storia d´Italia e soprattutto del nostro delicato mestiere, fatto di impegno  quotidiano, di partigianeria, ma anche di equilibrio e di onestà.
Candiano Falaschi, che ci ha lasciato nei giorni scorsi, era nato nel 1930 in un piccolo paese vicino Pisa. Alto ed elegante, dalla dolce e perentoria parlata toscana, portava scritta nella sua figura la sua lunga esperienza umana e professionale.  Ancora adolescente, era entrato in contatto con ambienti della Resistenza e si era iscritto al PCI, divenendo prima segretario della sezione del suo Comune, poi responsabile per la provincia della Federazione di Pisa. Aveva nel contempo iniziato a scrivere per vari giornali comunisti e naturalmente per L´Unità. Fu così che, a metà degli anni Cinquanta, approdò, a Roma. Prima cronista, poi capocronista, alla fine degli anni Sessanta iniziò ad occuparsi di politica interna e divenne il notista politico del giornale. Famoso in redazione per la cura che metteva nel “pezzo”, tenuto aperto fino alla fine, con la tipografia che ruggiva, per cogliere umori, malumori, nuove alleanze e dissensi. Notizie che raccoglieva nei suoi passaggi in Transatlantico, dove era in rapporti non solo con i compagni, ma con socialisti e democristiani, da tutti rispettato. Ma, come scrive Roberto Roscani sull´Unità di oggi, ricordandone la figura in qualche modo d´altri tempi, “la sua nota era piena di notizie, mai di gossip”. Proprio al contrario del giornalismo spettacolarizzato che poi si affermò negli anni a seguire.
Negli Ottanta, come si diceva, lasciò L´Unità per passare al Tg1, firmando tra l´altro alcuni importanti “speciali” sulle trasformazioni epocali in corso nell´Est Europa come inviato. Ma anche qui fuori dal coro: un giornalista televisivo colto, accurato e mai banale. E la sua grande cultura, l´amore per la storia, diedero anche vita, per Rai Educational, a una fortunata serie sulla Costituzione Italiana che ancora potete trovare su youtube e che vale davvero la pena di essere rivista.

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