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Cdr Repubblica ed Espresso: caro Di Maio, la libera informazione non morirà

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Ancora un volta il vicepremier Luigi Di Maio non perde occasione per mostrare a tutti gli italiani la sua cultura. Non solo ignora che il gruppo Espresso non esiste più da due anni, confluito nel più articolato gruppo Gedi che è il leader in Italia nell’informazione quotidiana e multimediale. Ma dimostra per l’ennesima volta di non conoscere la differenza tra bufale e notizie, evidentemente perché espertissimo della prima fattispecie e allergico alla seconda.

Nella sua dichiarazione Di Maio parla inoltre senza cognizione di causa, ed è grave essendo lui anche ministro del Lavoro, di “processi di esuberi” e di “giornali che stanno morendo”, tradendo così una sua speranza recondita. Ma può mettersi l’anima in pace: Repubblica, L’Espresso e le altre testate del gruppo Gedi non moriranno e, Costituzione alla mano, continueranno a fare quello per cui sono in testa alle classifiche della diffusione digitale e cartacea nel nostro Paese: raccontare la verità, soprattutto quando è scomoda per il potente di turno.

I Cdr della Repubblica e dell’Espresso

La solidarietà dei colleghi ai giornalisti di Repubblica e L’Espresso

SKY

Il Cdr di Sky tg24 esprime solidarietà e vicinanza ai giornalisti e a tutti i lavoratori del Gruppo GEDI, oggetto in questi giorni di attacchi da parte di alcuni esponenti politici e membri del governo.
In tempi in cui le fake news e chi le produce rischiano di travolgere l’informazione di qualità, è grave che un ministro trovi il tempo e il modo per preconizzare la chiusura di un gruppo editoriale.
L’informazione libera è uno dei pilastri su cui si fondano le democrazie liberali moderne, e ci auguriamo che ministri ed esponenti della maggioranza se ne ricordino perché se è lecito criticare giornali e giornalisti, augurarsi la chiusura di intere redazioni – in una società aperta e pluralista – certamente non lo è.

Il Cdr di Sky Tg24

IL MESSAGGERO

Il Cdr del Messaggero, a nome della redazione, esprime solidarietà ai colleghi del gruppo Gedi per le frasi inaccettabili espresse dal vice premier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Esternazioni che dimostrano sostanziale disprezzo per il ruolo della libera informazione nella tutela dei valori democratici e liberali del Paese.
Auspicare la chiusura di giornali significa voler cancellare ogni forma di pensiero critico e di dissenso, ed è per questo un comportamento pericoloso – ancora più grave perché adottato da un alto esponente del Governo – che va democraticamente contrastato in ogni sede.
I giornalisti italiani non hanno bisogno di ricevere lezioni da chi vuole distruggere i mezzi di comunicazione che garantiscono agli italiani il diritto di informarsi.
Il Cdr conferma ai colleghi del gruppo Espresso-Repubblica la piena disponibilità ad appoggiarli in ogni iniziativa organizzata a tutela della libertà e della dignità del lavoro dei giornalisti e di tutti gli operatori del settore.

Il Cdr del Messaggero

IL FATTO QUOTIDIANO E ILFATTOQUOTIDIANO.IT

Quando giornali e siti di informazione chiudono, dichiarano esuberi o sono costretti a contratti di solidarietà, a rimetterci non sono solo i giornalisti ma anche il pluralismo e quindi la democrazia. Il mercato editoriale e quello pubblicitario vivono situazioni di estrema difficoltà, connesse anche alle trasformazioni tecnologiche e al peso dei colossi della rete e dei trust televisivi, che un vicepremier e ministro del Lavoro senz’altro conosce, o almeno dovrebbe conoscere, meglio di noi.
È inaccettabile che Luigi Di Maio liquidi i problemi di un importante gruppo come Gedi che edita Repubblica, L’Espresso, La Stampa e altre testate, sostenendo che “nessuno li legge più perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà”, con offensivi riferimenti a “bufale” e “fake news” e cioè a una linea editoriale che non gli piace. Un’informazione libera e di qualità risponde al primario interesse di un Paese al quale non può certo bastare la propaganda di chi sta al governo.
La nostra solidarietà ai giornalisti e a tutti i lavoratori del gruppo Gedi e delle testate in crisi.

I Cdr del Fatto quotidiano e de ilfattoquotidiano.it

SINDACATO CRONISTI ROMANI

Il rispetto del ruolo dell’informazione è un requisito indispensabile per la politica che vorrebbe essere democratica. Le gravi e intimidatorie parole di Luigi Di Maio nei confronti dei giornalisti del gruppo GEDI (che fa capo anche ad alcune delle più prestigiose testate italiane: Repubblica, La Stampa, L’Espresso) sono uno degli attacchi più violenti che si siano sentiti negli ultimi tempi, perché sembrano compiacersi di una crisi della carta stampata che invece dovrebbe preoccupare tutti, a cominciare da chi ci governa. A meno che non si voglia criminalizzare il diritto di critica e censurare il legittimo lavoro di inchiesta e di ricerca della verità che è la ragion d’essere del cronista. Il ministro Di Maio si dovrebbe impegnare nella tutela dei posti di lavoro anche nel mondo dell’informazione, quando tutta la filiera d’occupazione della carta stampata vive una grave crisi da anni. Non si tratta solo di giornalisti, ma anche di poligrafici, distributori, edicolanti. Il ministro Di Maio dovrebbe esprimere non disprezzo ma solidarietà alle redazioni che già affrontano crisi aziendali malgestite che aggravano invece di affrontare consapevolmente le difficoltà del settore.
Una crisi che è un fenomeno globale, non conseguenza di “bufale” – così come si esprime il ministro – ma di un cambiamento tecnologico dove l’informazione on-line non riesce ancora a trovare da sola le necessarie risorse economiche per affrontare i costi di produzione di un’informazione corretta e professionale. Il ruolo della carta stampata in questa fase di grandi trasformazioni non può essere soppiantato ma deve essere sostenuto. Serve responsabilità non arroganza. Da chi ha responsabilità di governo soprattutto.

Il Sindacato cronisti romani

LA STAMPA

È vergognoso che un ministro della Repubblica, per paradosso ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, preveda la morte di una impresa del nostro Paese dando l’impressione addirittura di compiacersene. I giornalisti de La Stampa possono garantire al ministro Di Maio che non si lasceranno intimidire e continueranno nel loro lavoro di informare pienamente i cittadini assieme a tutti i colleghi delle altre testate del Gruppo Gedi

Il Cdr de La Stampa

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