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Linee guida Rai per i social. La vigilanza riduce gli spazi di libertà

RAI

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Qualche giorno fa la commissione di vigilanza sulla Rai ha approvato le linee guida per l’uso dei social.
Il testo si rivolge a dipendenti e collaboratori dell’azienda di servizio pubblico.
Invita l’azienda a normare sia l’attività social relativa a profili di spazi informativi, programmi di intrattenimento e account del servizio pubblico sia i profili social privati di dipendenti e collaboratori della Rai.
Chiede alla Rai di tradurre in pratica le linee guida entro due mesi dalla disposizione della vigilanza.

Riteniamo, come abbiamo fatto in passato, che la Commissione sbagli bersaglio e in definitiva riduca gli spazi di libertà dei dipendenti.

Sbaglia bersaglio perché ad esempio nulla dice sulle responsabilità social dei dirigenti inclusi i membri del consiglio di amministrazione mentre dedica le sue attenzioni ai collaboratori che non hanno neanche rapporti di dipendenza con la Rai.

Riduce gli spazi di libertà entrando sulla gestione dei profili privati dei dipendenti, nel nostro caso i giornalisti e le giornaliste del servizio pubblico. Appare inverosimile il codicillo per il quale sul profilo privato bisogna garantire, anche condividendo un link, il pluralismo dettato dal contratto di servizio.
Tra l’altro l’eventuale intervento dell’azienda violera’ non solo una sfera privata indisponibile ma ridurrà gli spazi di autonomia redazionale legati alla professione a cominciare dalle sanzioni disciplinari previste e discendenti dal contratto.

La Rai non è l’unica azienda che sta cercando di regolare i social. Materia simile e’stata discussa dalla redazione di Sky.
Segno che il tema c’è ma le direzioni di marcia ci sembrano sbagliate.

Esistono già norme penali e civili che valgono anche per i social  per tutelare riservatezza e onorabilità

Esiste qui in Italia per noi giornalisti un Ordine professionale che ha una  funzione di controllo deontologico e che nel suo testo unico recita letteralmente che i principi deontologici si applicano nell’uso di tutti gli strumenti di comunicazione compresi i social.

Tanto basta a nostro avviso.

Invitiamo pertanto tutti gli attori di categoria a riportare la discussione sui giusti binari e a impedire la creazione di più o meno sottili forme di censura.

Segreteria Associazione Stampa Romana

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