ROMA, 13 novembre 2013 – «Intimidire un giornalista, e in Italia sono tanti i giornalisti minacciati, è un vulnus per la libertà d´informazione e per il diritto dei cittadini di essere informati». Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, intervenendo al Convegno sul tema «La libertà d´informazione che vorremmo, quella che abbiamo e quella che rischiamo di non avere». «Seguo da sempre le attività, i report e i dossier che `Ossigeno per l´informazione´ pubblica gratuitamente sul sito sui giornalisti minacciati, sotto scorta e sulle notizie oscurate con la violenza, e il 22 luglio scorso proprio di questo abbiamo parlato con Spampinato, Mennella, Centore, Nerazzini, Rossi e Iacopino quando mi hanno consegnato simbolicamente `Taci o sparo´ – ha proseguito Grasso -. Abbiamo affrontato anche i temi dell´utilizzo a scopo intimidatorio delle querele, dell´importanza della corretta applicazione delle norme sulla rettifica, della salvaguardia dei cronisti a rischio, soprattutto quelli con meno garanzie e che scrivono per piccole testate locali o su internet, della necessità della trasparenza sull´assetto proprietario delle testate». «Lo scorso 17 ottobre la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge che modifica la legge dell´8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione a mezzo stampa o altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante – ha detto ancora la seconda carica dello Stato -. Il DDL mi è stato trasmesso dalla collega Boldrini ed è assegnato alla Commissione Giustizia, dove a breve inizierà l´esame. Alcuni elementi di novità introdotti, primo fra tutti l´abolizione del carcere per i giornalisti, possono essere salutati con grande soddisfazione dalla comunità internazionale e nazionale. Altri potranno essere introdotti qui in Senato, con particolare attenzione al tema delle querele che vengono usate come arma di dissuasione a proseguire nel lavoro di indagine e di approfondimento giornalistico. Credo, ma è solo una posizione personale, che si possa ragionare meglio su una sanzione pecuniaria proporzionale alla richiesta risarcitoria infondata per tutte le azioni temerarie».