Cerca
Close this search box.

Il lavoro non è solo diritto alla retribuzione. Sky sconfitta in tribunale

Condividi questo articolo:

Il diritto al lavoro non è solo diritto alla retribuzione. Il diritto al lavoro si deve esercitare concretamente. 

Il tribunale di Roma interviene con una ordinanza nella vicenda che vede contrapposta una collega in 104, assistita dall’avvocato Pierluigi Panici, a Sky per gli strascichi dei trasferimenti di un paio di anni fa da Roma a Milano, fissando alcuni principi fondamentali.

Il diritto al lavoro tutelato dalla Costituzione italiana non solo deve essere garantito in astratto ma la collega deve tornare nella redazione romana per lavorare. Non è quindi sufficiente che l’azienda da otto mesi l’abbia collocata in aspettativa retribuita a disposizione del direttore senza farla lavorare. 

Così facendo Sky sta facendo perdere professionalità alla collega, danneggiandone la personalità morale e l’immagine e intaccando l’integrità psicofisica.

Un trattamento del genere, l’aspettativa retribuita, cioè ti pago per non lavorare, configura non un comportamento benevolo di Sky ma una discriminazione di genere perché “appare ulteriormente significativa della volontà di estromettere la lavoratrice dal contesto lavorativo, pur nella consapevolezza delle sue condizioni familiari disagiate e quindi meritevoli di appropriata tutela”.

Si tratta di principi fondamentali, riconosciuti dal tribunale di Roma, per proteggere il lavoro dei colleghe e delle colleghe e dare concretezza e realtà al diritto al lavoro, evitando così dequalificazioni professionali e marginalizzazioni nelle redazioni che in alcuni casi preludono solo ai licenziamenti.

Lazzaro Pappagallo
Segretario Associazione Stampa Romana

Cpo ASR: importante riconoscimento diritto al lavoro senza discriminazione di genere in sentenza Sky

Accogliamo positivamente la sentenza che vede protagonista la collega M. L., assistita dall’avvocato Pierluigi Panici, contro Sky. Una giornalista  “madre di una bambina portatrice di handicap in condizione di gravità”, che Sky voleva trasferire da Roma a Milano. Collocata in aspettativa retribuita per mesi, a disposizione del direttore. Tenuta a casa da Sky nonostante che a Roma ci sia una redazione con 31 giornalisti in servizio.
Il tribunale del lavoro di Roma – giudice Amalia Savignano – ha accolto il ricorso urgente della collega disponendo “l’immediata e concreta riadibizione presso la redazione romana. “Poiché il lavoro – scrive la giudice – costituisce un mezzo non solo di guadagno ma anche di estrinsecazione della personalità”.

Una sentenza che contempla la discriminazione di genere perché – ti pago per non lavorare – “appare ulteriormente significativa della volontà di estromettere la lavoratrice dal contesto lavorativo, pur nella consapevolezza delle sue condizioni familiari disagiate e quindi meritevoli di appropriata tutela”.

La sentenza condanna Sky a pagare le spese anche alla Consigliera di Parità della Città Metropolitana di Roma Capitale Flavia Ginevri intervenuta nel procedimento per denunciare la discriminazione contro la lavoratrice.

Una sentenza innovativa che irrompe in una cornice che vede troppo spesso un accanimento sulle lavoratrici che chiedono di far valere i propri diritti.

Oggi la collega rientra al lavoro. Auspichiamo un nuovo percorso lavorativo all’interno della redazione romana del colosso televisivo. Un percorso all’insegna della lealtà, della correttezza e del rispetto di genere affinché la collega non venga isolata o condannata a subire nuove condizioni oppressive e di mobbing mirate a “farle pagare” la forza che ha avuto nel rivendicare semplicemente i suoi diritti di lavoratrice, di donna, di madre.

Cpo ASR

Il network