Ieri e’ stato firmato l’accordo per il riconoscimento di 38 prepensionamenti al corriere della sera. L’accordo è stato firmato da Rcs, Fieg, Fnsi e Associazione Lombarda dei giornalisti.
Stampa Romana non ha firmato l’accordo.
Non abbiamo firmato perché non riconosciamo il presupposto dei prepensionamenti ovvero lo stato di crisi a una azienda che ha prodotto nell’ultimo anno 22 milioni di utile (44 nel gruppo).
Non sussistono a nostro avviso difficoltà economiche tali da motivare l’uso di risorse pubbliche. Se il Corriere voleva riorganizzarsi poteva attingere agli utili.
Come sappiamo la norma sui prepensionamenti deve eventualmente aiutare le aziende e le redazioni in reale difficoltà economica.
Gli ultimi bilanci della gestione Cairo al Corriere sono invece tutti in attivo.
Sottrarre risorse pubbliche significa non consentire ad altri giornali e ad altri giornalisti che ne avrebbero diritto di accedere ai prepensionamenti.
Se la rinuncia al dividendo da parte dell’editore è un gesto apprezzabile alla luce anche delle difficoltà complessive del paese non sposta la sostanza della questione, né riduce gli utili.
Non firmando stampa romana ha rispettato anche il mandato sottoscritto all’unanimità dalla consulta nazionale dei comitati di redazione tre mesi fa.
Stampa Romana non sottovaluta le enormi difficoltà del momento ma resta su una linea di rigore e di coerenza.
Le grandi difficoltà del nostro mondo (vedi anche i cambiamenti dei direttori nel gruppo Gedi) devono essere affrontati con un investimento pubblico importante sul settore, su un fondo per l’editoria finanziato dai prelievi agli over the top, ai titolari delle reti di tlc, ai produttori di smartphone, a una lotta seria all’illegalità digitale accompagnata da una innovazione reale di processo e prodotto.
Altrimenti rischiamo, una volta conclusa l’emergenza Covid, di ritrovarci ad ammirare il mondo dell’editoria devastato dal buco della serratura dei prepensionamenti.
Segreteria Associazione Stampa Romana