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La crisi dell´emittenza locale

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Roma, 17 marzo 2015 –
Lo stato in cui versa l´emittenza locale

58 stati di crisi nel 2012, 193% in più di solidarietà nel 2013, 48 stati di crisi nel 2014. Questi sono i numeri larghi, da migliaia di giornalisti coinvolti, della crisi del giornalismo italiano nella nostra regione.
All´interno di questi numeri i colleghi che lavorano nella piccola editoria radiotelevisiva rappresentano una percentuale inferiore al 10%. Sono aziende con editori impuri, che hanno spesso interessi forti in settori tradizionali dell´economia romana e laziale come l´edilizia o i rifiuti. Rappresentano però un arricchimento del pluralismo informativo, una spinta a quell´informazione di vicinato, essenziale per le conoscenze e la progressione del nostro sistema paese.
La crisi di questo settore passa attraverso l´arrivo del digitale. Gli investimenti sul digitale terrestre sono arrivati nel momento in cui la pubblicità per la crisi è drasticamente calata. Ci sono dunque ragioni oggettive per le crisi di settore. E ci sono ritardi sulle leggi di sistema, anche a carattere locale, che potrebbero aiutare la ripresa del settore produttivo.
Restano invece inaccettabili i comportamenti che risolvono i problemi scaricandoli sul sindacato o trasformandoli in cause di lavoro. Restano inaccettabili le liquidazioni avvenute senza coinvolgere i lavoratori sul loro futuro e senza immaginare per la testata un piano di rilancio di qualsiasi tipo. Resta inaccettabile la logica del fatto compiuto o, peggio, della tagliola, in condizioni di lavoro precarie, come nel caso del preavviso lavorato a T9.
E´ questa un´occasione per lanciare un appello alla Regione Lazio. Converta in legge, nel più breve tempo possibile, le norme sull´informazione discusse dalla III commissione del Consiglio Regionale. Trovi soldi e finanziamenti per creare comportamenti virtuosi nelle imprese. Metta, come base del riconoscimento pubblico e monetario delle società emittenti, il rispetto delle regole contenute nei contratti collettivi di lavoro. Sul piano generale e nazionale, Stampa Romana, con Cgil, Cisl e Uil, sostiene la necessità di organizzare una legge di sistema. E´ un patrimonio, quello delle tv e radio private di dimensioni medio-piccole, che non possiamo permetterci il lusso di azzerare.

Queste le aree di crisi più serie nel nostro territorio:

T9: 7 licenziamenti con preavviso lavorato
Teleroma56: ritardi fino a tre mesi nel pagamento degli stipendi
RomaUno: solidarietà al 40% in scadenza a luglio
Extratv: cassa in deroga fino a maggio. L´azienda non rispetta il piano di rientro dai debiti. In tre anni l´organico si è ridotto da 17 a 5 unità
Lazio tv: l´organico si è ridotto del 50% con 9 unità presenti e contratti part time. Chiuse redazioni di Roma, Frosinone e Formia.

Comunicato congiunto ASR-CGIL-CISL-UIL su emittenza locale

“La nostra regione è pronta per il Giubileo straordinario? Le sue telecamere sicuramente no”.
È´ provocatorio il messaggio che Cgil Cisl UIL e Stampa romana hanno lanciato congiuntamente oggi durante una conferenza stampa presso la sede di piazza della Torretta contro la crisi dell´informazione locale, sempre più devastata da politiche editoriali spregiudicate e da un´informazione sempre meno libera e autonoma.
“E´ inutile proseguire sulla strada dei comunicati di solidarietà che le istituzioni fanno piovere in automatico nei momenti cruciali – dichiarano i segretari Claudio Di Berardino, Andrea Cuccello, Pierpaolo Bombardieri e Lazzaro Pappagallo – servono leggi, finanziamenti pubblici ad hoc e interventi privati responsabili, non coccodrilli da riesumare dai cassetti. Ci chiediamo se i rappresentanti istituzionali, in primis la Regione, possano essere contenti di non avere più giornalisti e cameraman alle loro conferenze stampa. Le emittenti locali sono sempre più alla deriva: negli ultimi quattro anni si è perso almeno il 50% dei posti di lavoro e si aprono nuove procedure di licenziamento e solidarietà. Potrebbe anche andar bene l´ultima proposta di legge regionale sull´editoria, ma servono i finanziamenti. Altrimenti rischia di diventare l´ennesima scatola vuota. Il rischio è non raccogliere le opportunità anche informative che arrivano sul nostro territorio, a partire dal Giubileo di papa Francesco”.

(ANSA) – ROMA, 17 MAR – “I tagli ai fondi all´editoria hanno
colpito le piccole aziende con il bilancio 2013 e 2014, nel 2015
forse non ci sarà più nulla da colpire. Facciamo un appello al
governo per ripristinare le risorse tagliate e fare un salto
qualitativo per l´emittenza”. Lo ha detto Santo Della Volpe,
presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana,
intervenendo all´incontro nella sede di Stampa Romana, nel quale
insieme, fra gli altri, ai segretari generali di Cgil, Cisl e
Uil del Lazio si è discusso dell´allarme occupazione per la
piccola editoria radio-televisiva nella regione, e non solo.
“Tra il 2012 e il 2014 si è arrivati a una grande fascia di
crisi per l´informazione, che riguarda anche i grandi gruppi
editoriali – ha aggiunto Della Volpe -. Diminuiscono gli
occupati e aumentano le partite iva e i co.co.co. Se si vuole
dare vera autonomia professionale, la prima cosa è avere un
lavoro sicuro e retribuito, senza avere il ricatto occupazionale
alle spalle. Vorremmo sapere anche come il governo intende
muoversi sul Jobs Act legato al nostro settore: non c´è una
sentenza al riguardo, ma prima o poi ne potrebbe arrivare una
che porti a un´ulteriore precarizzazione. Il 31 marzo faremo un
seminario sul tema. Speriamo il giorno dopo non ci sia pesce
d´aprile da parte di altri”.
Rispetto alla crisi delle emittenti private, “abbiamo fatto
una conferenza stampa fuori da T9 (una delle tv del Lazio in
grave difficoltà, ndr) – ha ricordato Della Volpe – perché non
ci hanno fatto entrare, per denunciare la situazione al governo
e agli editori”. E tra le altre situazioni a rischio “nel nostro
Paese ci sono 210 testate piccole e grandi nel giro cooperativo
no profit che possono chiudere in 3 mesi, con 3000 posti di
lavoro in ballo”. (ANSA).

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