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ASR su Inpgi: sei mesi di ulteriore agonia. Necessaria la garanzia pubblica

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Altri sei mesi di agonia.

La norma licenziata nella legge di bilancio offre altri sei mesi di spazio all’attuale assetto dell’Inpgi senza risolvere il problema strutturale del deficit della cassa previdenziale dei giornalisti italiani.

È certamente un buon segnale la disponibilità dello stato ad assumersi l’onere degli ammortizzatori sociali come accade in tutti gli altri settori caratterizzati da lavoro dipendente.

Non è tuttavia una misura risolutiva come gli sgravi fiscali per le assunzioni.

Le altre sono rimesse alle decisioni dell’Inpgi.

Finora in un anno di mandato il cda dell’Inpgi non ha prodotto alcuna misura di salvaguardia, neanche quelle simboliche.

Non vorremmo che qualcuno pensi di risolvere le questioni serie dell’istituto prendendo tempo.
Il tempo consumato si traduce in un patrimonio dell’Inpgi sempre più ridotto.

La strada di una garanzia e di un paracadute pubblico resta dunque un percorso indifferibile e sempre più urgente come stanno chiedendo decine di giornalisti e giornaliste in un appello al Presidente della Repubblica Mattarella.

Segreteria Associazione Stampa Romana

EDITORIA. ‘SALVIAMO PREVIDENZA GIORNALISTI’, APPELLO A MATTARELLA

VALUTARE OGNI SOLUZIONE EQUA E NON PUNITIVA (DIRE) Roma, 21 dic. – Un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella “per chiedere un intervento presso tutte le istituzioni interessate affinche’ sia confermata la garanzia pubblica dello Stato sul sistema pensionistico dei giornalisti, come gia’ avvenuto in passato per altri enti previdenziali”. E in generale “affinche’ si valuti con la massima urgenza, con responsabilita’ e trasparenza, ogni soluzione equa e non punitiva in grado di continuare ad assicurare la pensione e le prestazioni previdenziali a tutti i giornalisti italiani”. A rivolgersi al capo dello Stato e’ il neonato comitato ‘Salviamo la previdenza dei giornalisti’.


“Entro pochi anni l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti (Inpgi) non sara’ piu’ in grado di pagare le pensioni presenti e future dei giornalisti italiani, mandando in fumo decenni di versamenti, compresi quelli di chi e’ ancora in servizio attivo”, si legge in una nota.


“Il grave e strutturale squilibrio tra prestazioni e contributi”, prosegue la lettera inviata a Mattarella, “ha provocato per il 2020 un passivo previdenziale di 197 milioni di euro e un disavanzo di 253 milioni di euro, aggravato dall’aver sopportato per anni l’onere di prestazioni assistenziali”.


L’attuale situazione, osserva il comitato, “rischia di ripercuotersi sul livello e sulla qualita’ della democrazia del nostro Paese: avere giornalisti che non si vedono garantite le prestazioni previdenziali di oggi e di domani equivale ad avere giornalisti meno indipendenti e in generale una informazione meno libera, contraddicendo nei fatti l’articolo 21 della Costituzione”.


Tra i primi firmatari dell’appello al presidente della Repubblica figurano Lucia Annunziata, Marzio Breda, Andrea Cangini, Luigi Contu, Ferruccio de Bortoli, Vittorio Emiliani, Stefano Folli, Marco Follini, Guido Gentili, Peter Gomez, Massimo Martinelli, Clemente J. Mimun, Antonio Padellaro, Andrea Purgatori, Marco Travaglio, Bruno Vespa.

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