Anche negli anni ruggenti della stampa, delle tipografie con la stampa a piombo, esistevano fogli e giornali che pubblicavano senza rispettare le norme di legge: scritti da chi non era iscritto all´Ordine, non registrati nei tribunali, senza alcuna regolarità contrattuale e che non garantivano contributi previdenziali, ferie e gli altri diritti fondamentali del lavoratore.
La cronaca si sostituisce oggi alla storia. Il web rilancia e moltiplica il tema.
Esistono testate soprattutto ma non solo on line, dal Pontino alla Tuscia passando per la provincia di Roma in cui si assiste a una completa deregulation, in cui la logica del più furbo e scaltro è l´unica vincente.
Ci sono redazioni in cui non si fanno contratti regolari, in cui non si pagano contributi previdenziali e sanitari, in cui i collaboratori sono pagati un tanto al chilo, ogni tanto al chilo e a volte sono addirittura costretti ad anticipare le spese.
Ci sono testate on line che non sono neanche registrate.
Il far west determina una concorrenza sleale nei confronti del giornalismo professionale, delle testate regolarmente registrate, di tutti quegli editori che, pagando i contributi, fanno vivere i nostri istituti di categoria.
Stampa Romana raccoglie la preoccupazione dei colleghi e delle colleghe costretti a vivere quotidianamente nell’incertezza, invitando chi lavora in condizioni di sfruttamento e di autentico caporalato a uscire dalla logica del ricatto per pochi spiccioli e a denunciare l´illegalità diffusa.
Il Consiglio Direttivo dell’Associazione chiede pertanto all’Inpgi di attivare le ispezioni per ristabilire la legalità e all´Ordine dei giornalisti di controllare chi esercita la professione (anche negli uffici stampa), comminando inoltre le opportune sanzioni qualora se ne ravvisassero gli estremi.
Il sindacato vigilerà anche affinché qualche furbetto tra gli editori non faccia il gioco delle tre carte per intascare gli sgravi contributivi che l´Inpgi si appresta a varare.
Il Consiglio Direttivo dell´ASR