Roma, 23 febbraio 2016 – Altri cinque mesi di agonia per il velino. La cassa integrazione avviata ieri in Regione segna l´ennesima tappa del calvario dell´agenzia di stampa.
Con una serie di ricorsi ai magistrati amministravi avviati e senza dunque i soldi della Presidenza del Consiglio il Velino trasforma e potenzia la Cassa integrazione, distinguendo la platea dei colleghi: per 16 di loro la cassa sarà al cinquanta per cento; per altri nove, graduati, la scelta è la cassa a zero ore.
Stampa Romana ha contestato radicalmente, per l´ennesima volta, le scelte dell´editore/direttore Luca Simoni.
Senza riaprire le ferite scatenate da una guerra insensata con Luca Lotti e restando solo sulla cassa integrazione, non capiamo la ratio che divide la platea dei colleghi, non capiamo dove siano finiti alcuni attivi di bilancio, non capiamo la consistenza di una struttura editoriale con la quale un direttore in trasferta semipermanente negli Stati Uniti organizza il lavoro di 16 colleghi, tutti redattori, non capiamo (o meglio, capiamo benissimo) perché i tre membri del comitato di redazione siano relegati tra i cassaintegrati a zero ore, mentre si discute in tribunale di un comportamento antisindacale.
Rifiutando queste “logiche” aziendali, riproponiamo il tema del riordino del settore delle agenzie di stampa. Non abbiamo una lista ufficiale delle ati tra le aziende, premessa per le fusioni del prossimo anno. Non sappiamo se il meccanismo sia congelato per i ricorsi del Velino. Sappiamo solo che le convenzioni hanno una durata di sei mesi. Un arco di vita che può non bastare ad assicurare sane gestioni aziendali e la conservazione di tutti i posti di lavoro, antica premessa e promessa della Presidenza del Consiglio.
Lazzaro Pappagallo
Segretario Associazione Stampa Romana