Stampa Romana non ha firmato l’accordo di proroga della cassa integrazione potenzialmente finalizzata ai prepensionamenti tra il Messaggero e il comitato di redazione, previo via libera dell’assemblea.
Sulla stessa linea Fnsi e altre associazioni di stampa competenti per territorio.
L’associazione ritiene che di fronte al dubbio interpretativo su una disciplina che fissa a soli due anni nel quinquennio mobile la cassa integrazione finalizzata ai prepensionamenti nel settore bisognasse attendere una apposita circolare interpretativa che a oggi non c’è. E non firmare un accordo “sub iudice”.
Non aver completato il ciclo di prepensionamenti già autorizzati (12 su 20 in questo caso) non deve consentire alle aziende di allungare il tempo a disposizione per effettuarli.
Le aziende infatti godono di fondi pubblici per supportare le uscite dei colleghi e i contestuali investimenti richiesti, in questo caso non totalmente completati nell’arco biennale di vigenza del piano.
A questo aggiungiamo che in fase di proroga non è stata ridotta la percentuale di cassa, con l’eccezione degli articoli 36 e dei neo assunti, nonostante l’azienda abbia portato a termine il 60 per cento delle uscite previste.
Le risorse per la cassa integrazione e i prepensionamenti sono scarse e sono pubbliche.
Se il Messaggero chiude i bilanci in attivo come accaduto lo scorso anno, possiede nella propria pancia le risorse per riorganizzarsi e investire correttamente sulla formazione e sul digitale, anche facendo ricorso a misure di welfare aziendale, senza “appoggiarsi” allo Stato.
Stampa Romana ritiene che anche in una fase così confusa e caotica dal punto di vista normativo debbano restare fermi e saldi alcuni punti a tutela delle colleghe e dei colleghi.
Segreteria ASR