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I giornalisti e lo sciopero

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Lo sciopero appena concluso al New York Times per chiedere che i profitti siano distribuiti anche ai lavoratori per difendere i salari dall’inflazione impone una riflessione anche per il giornalismo italiano.

I colleghi statunitensi dimostrano che non si può rinunciare allo strumento principale del conflitto tra capitale e lavoro pur in quest’epoca digitale. Anche chi vive ai piani altissimi dell’informazione assiste da anni ad una progressiva diminuzione del potere d’acquisto di salari e compensi, al taglio dei posti di lavoro e alla violazione dei diritti fondamentali dei lavoratori e reagisce usando tutti gli strumenti a disposizione incluso lo sciopero.

In Italia le ragioni per mobilitarsi non mancano.

Sono anni che la categoria è sotto pressione sia sugli stipendi e sul precariato sia sulle tutele della professione, dalle fonti alle querele temerarie.

E non c’è solo il nostro mondo a soffrire.

Lo sciopero generale di Cgil e Uil di cui comprendiamo e condividiamo le ragioni, proclamato per il 16 dicembre, dimostra come i lavoratori di questo paese i cui redditi reali sono calati negli ultimi trenta anni, a differenza di tutti gli altri paesi europei, non vogliono restare a guardare ciò che il mercato e le imprese sono disposti a concedere alla base.

È ora di spezzare una certa idea di fatalismo e rassegnazione e restituire coesione e forza ai lavoratori di questo paese.

Segreteria ASR

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