La Turchia, soprattutto quella laica, è sotto shock. Tuncay Ozkan, una delle firme più note del giornalismo turco, ex direttore di Kanalturk e acerrimo oppositore del governo islamico-moderato di Recep Tayyip Erdogan, questa mattina è finito in manette con l’accusa di essere coinvolto nelle azioni criminali di Ergenekon. L’organizzazione segreta è accusata di aver insanguinato il Paese negli ultimi 10 anni e il 20 ottobre prossimo finirà sotto processo per tentato colpo di Stato e attività terroristiche. Ozkan è stato prelevato questa mattina da casa sua. Nelle scorse settimane, a chi gli chiedeva come mai anche lui non fosse stato fermato come sospetto membro dell’organizzazione, rispondeva: ’’Non vi preoccupate, prima o poi prenderanno anche me’’. Nei mesi scorsi Ozkan era balzato agli onori delle cronache per aver venduto Kanalturk a un imprenditore sospettato di essere vicino a Fetullah Gulen, uomo inviso alle schiere laiche dello Stato per il suo pensiero troppo filo-islamico. Secondo Ozkan, non c’erano alternative e i soldi ricavati dalla vendita – qualcosa come 20 milioni di dollari – gli servivano per fondare un partito nuovo, contrapposto all’Akp, il partito islamico moderato del premier Erdogan, ma anche al Chp, il partito repubblicano del Popolo, principale voce dell’opposizione laica. Le operazioni contro i membri di Ergenekon sono iniziate nel gennaio del 2007 con una serie di retate che hanno fatto finire in manette anche tre generali dell’esercito in pensione e Kemal Kerincsiz, avvocato ultranazionalista, che ha trascinato in tribunale il premio nobel Orhan Pamuk, Elif Shafak e Hrant Dink, accusandoli di aver infranto l’articolo 301 del codice penale turco, che punisce l’offesa all’identità nazionale.
Ergenekon è accusata fra l’altro anche di aver cercato di sovvertire il governo guidato da Recep Tayyip Erdogan, regolarmente eletto. Il prossimo 20 ottobre finiranno davanti al giudice 86 persone di cui 47 attualmente detenute in prigione.