Festa della Liberazione: l’ASR ricorda i Partigiani giornalisti uccisi a Roma dai nazifascisti
“La Resistenza dimenticata”
di Carlo Picozza e Gianni Rivolta
Incontro con gli autori – Venerdì 19 Aprile alle ore 15,00
Associazione Stampa Romana – Piazza della Torretta, 36 – 1° Piano
Partigiani e giornalisti, i quattro patrioti uccisi a Roma per la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo
Hanno dato la vita per la Liberazione e la Libertà, i quattro partigiani giornalisti uccisi a Roma dai nazifascisti. Eugenio Colorni, Riziero Fantini, Enzio Malatesta, Carlo Merli hanno sacrificato la loro vita per garantire la Libertà alla nostra.
Chi erano questi patrioti leali e generosi?
Ne parleremo con Carlo Picozza e Gianni Rivolta che, con il loro libro (“La Resistenza dimenticata”), hanno aggiunto al novero dei tre patrioti giornalisti conosciuti, il nome di Riziero Fantini, anarchico sentimentale, amico di Errico Malatesta, Sacco e Vanzetti, Luigi Galleani e collaboratore de Umanità nova, Cronaca sovversiva, La Scintilla e altre testate.
Dal 25 aprile dell’anno scorso, una lapide alla “Torretta”, sede dell’Ordine dei giornalisti e di Stampa romana, ricorda, così, anche il suo sacrificio.
Enzio Malatesta, già deputato socialista di Novara, a Roma nel 1940, è caporedattore al Giornale d’Italia. Dopo l’8 settembre 1943, con Carlo Merli, anche lui giornalista e milanese di nascita, e diversi ufficiali dell’esercito, aderisce al Movimento comunista d’Italia – Bandiera rossa. La stessa formazione che mette a segno, nei cinema romani un volantinaggio antifascista di massa, beffandosi della sorveglianza dei nazisti. Purtroppo, nel raggruppamento si infiltrano le spie al soldo dei nazisti. Enzio Malatesta, Carlo Merli e Gino Rossi detto Bixio, colonnello dell’esercito sono arrestati e condannati a morte dal Tribunale di guerra tedesco. Cadono il 2 febbraio 1944, fucilati. Malatesta ha ventinove anni, Merli trenta.
Eugenio Colorni, socialista, è arrestato a Trieste e finisce al confino nell’isola di Ventotene, dove, con Ernesto Rossi, collabora con Altiero Spinelli alla stesura del Manifesto per un’Europa libera e unita. Caduto il fascismo, dopo il 25 luglio 1943, torna a Roma e Sandro Pertini lo vuole redattore capo dell’Avanti clandestino. Giorni prima dell’arrivo degli Alleati a Roma, in via Livorno, incappa in una squadra di fascisti della banda Koch che lo ferisce. Muore nell’ospedale San Giovanni due giorni dopo. È il 30 maggio 1944 e lui ha solo 35 anni.
Riziero Fantini è abruzzese, nasce a Coppito una frazione dell’Aquila in una famiglia povera. A diciotto anni è costretto ad emigrare negli Stati Uniti d’America per cercare fortuna; a Boston lavora come badilante e sterratore e frequenta con impegno e dedizione le scuole serali. Attraverso il lavoro e lo studio il giovane si inserisce negli ambienti anarchici e conosce, tra gli altri, Sacco e Vanzetti, legge con grande interesse le opere di Jack London e comincia a scrivere proprio con lo pseudonimo “Jack” su alcune riviste di opposizione come La Scintilla, il Settimanale ed altre diffuse tra gli emigrati italiani. Con alcuni compagni, lascia gli Usa e a piedi percorre l’America centrale in lungo e in largo per “fare politica” e proseliti tra i peones.
Negli anni Venti torna in patria, lancia e anima la campagna per la liberazione di Sacco e Vanzetti attraverso un tour per l’Italia, nelle Marche, in particolare, e collabora con diverse testate: Umanità Nova, La Frusta, Libero accordo e la Fede. Solo nel 1940 si stabilirà a Roma a Montesacro, dove si colloca tra le fila dei comunisti che, a differenza degli anarchici, vantano un’organizzazione cospirativa, e lavora alla ricostituzione della rete clandestina nel quartiere, insieme con Vittorio Mallozzi, ex garibaldino in Spagna. Ma anche a Città Giardino si infiltrano le spie. Così, il 20 dicembre, dopo aver arrestato Antonio Feurra e Raffaele Riva, mettono le mani su Riziero Fantini. Il suo destino è segnato. Prima lo portano a via Tasso e poi varca il portone di Regina Coeli, al terzo braccio. All’alba del 30 dicembre viene fucilato. Con lui muoiono Antonio Feurra e Italo Grimaldi, suoi compagni di impegno e battaglie contro i nazifascisti a Montesacro. Lascia al cappellano del carcere il suo orologio rotto per le percosse e le torture subite e un biglietto per sua moglie Marziana Taggi: “Cara, l’ultimo mio pensiero è per te! Muoio col tuo nome sulle labbra e quello dei figli. Vi auguro molto bene, tuo Riziero”.
GLI AUTORI
CARLO PICOZZA
Laureato in Sociologia a Trento, ha collaborato con Il Messaggero, Affari & Finanza e ora con la Repubblica dove ha lavorato. Ha svolto ricerche per il Cnel, il Cref, l’Unione Europea. Ha insegnato nel Centro Lab e per l’Ordine dei giornalisti.
Ha scritto L’innovazione dimezzata (Franco Angeli, 1988, con R. Ortu), Le isole Ponziane (Vianello libri, 1998), Giornalisti, errori e orrori (Mare nero, 2000; Gangemi, 2004, con F. Raso), La patella e lo scoglio (Gangemi, 2009, con G.M. De Rossi), Maladolescenza (Media&Books, 2020, con M. Belli), Sos scrittura (Media&Books, 2020, con F. Raso e S. Strati).
Dal 2013 è consigliere dell’Ordine dei giornalisti del Lazio per il quale ha gestito la formazione dal 2013 al 2021 e scritto Gli esami finiscono, eccome (2015, ristampato nel 2020 da Media&Books).
Tra i premi, “Cronista dell’anno” 2007 e “Argil” 2013. È tra i fondatori della Rete Nobavaglio PRESSing
GIANNI RIVOLTA
Giornalista freelance, ha collaborato con la cronaca romana del Messaggero, della Repubblica e con la Rai. È stato direttore responsabile della Gazzetta dell’Undicesima, mensile dell’XI Municipio di Roma (oggi VIII).
È autore di numerose ricerche storiche a livello locale e di pubblicazioni. Tra queste, Garbatella mia (2003), Quaderno della Resistenza. Garbatella-Ostiense (2006), I Ribelli di Testaccio, Ostiense e Garbatella (Cara Garbatella, 2006) e, per Iacobelli editore, Garbatella, tra storia e leggenda, giunto alla terza edizione (2010), Le ragazze del ‘58 (2011), La tenuta delle Tre Fontane (2015), Garbatella 100. Il racconto di un secolo (2020). Ha coordinato la redazione dei Quaderni di Moby Dick.
È direttore responsabile del periodico Cara Garbatella e dell’omonima agenzia online di informazione locale.