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Ddl intercettazioni: ok del Senato, vietato pubblicare gli atti di indagine. Protesta l´opposizione, bavaglio alla stampa

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Roma, 5 mag 2010 – Nessun atto d´indagine potra´ piu´ essere pubblicato fino al rinvio a giudizio dell´indagato. La commissione Giustizia del Senato approva la prima parte del ddl Intercettazioni tra le proteste dell´opposizione che parla di ´´bavaglio alla stampa´´. Il giornalista che non rispettera´ tale divieto, infatti, rischia il carcere fino a due mesi e il pagamento di un´ammenda fino a 10.000 euro. Ma non basta. Se condannato, ´in concorso´ con la ´talpa´, cioe´ con chi gli passa la notizia magari in Procura, rischia anche la detenzione fino a sei anni di carcere. ´´Se non e´ questo un bavaglio alla stampa – commenta il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro – ditemi voi cos´e´…´´. La maggioranza conferma la severita´ della norma. ´´E´ vero – riconosce il senatore Pdl Giuseppe Valentino – il divieto di divulgare gli atti d´indagine, anche quelli non coperti da segreto, sara´ totale´´. E infatti, grazie a un combinato disposto di emendamenti e subemendamenti, l´articolo 114 del codice di procedura penale viene cambiato in modo tale che resti in piedi solo il divieto assoluto di pubblicare qualsiasi atto d´indagine anche per riassunto. Il comma 7 attuale, infatti, lasciava aperto un varco: la possibilita´ di pubblicare ´´il contenuto di atti non coperto da segreto´´. Cadendo tale varco (sostituito con il divieto di non poter pubblicare le intercettazioni di cui e´ stata ordinata la distruzione e quelle che riguardano persone estranee alle indagini), cade ogni possibilita´ di far conoscere gli sviluppi di un´indagine. ´´Se fosse gia´ in vigore il divieto – osserva il responsabile Giustizia Idv Luigi Li Gotti – non si sarebbe mai potuto sapere nulla ne´ del caso Scajola, ne´ della clinica S.Rita, ne´ di altre inchieste come quelle relative ai ´grandi appalti´. Il bavaglio sara´ totale´´. Ma in commissione passa un´altra norma ´calda´: quella che stabilisce l´iscrizione nel registro degli indagati del magistrato che rilascia dichiarazioni pubbliche in merito al procedimento che segue´´. ´´In sostanza – interviene il capogruppo Pd in commissione Silvia Della Monica – ogni mafioso o estorsore che sia potra´ liberarsi del Pm scomodo arrivando a paralizzare la vita di un intero ufficio giudiziario´´. In piu´, avverte Finocchiaro ´´non si potranno fare intercettazioni ambientali da nessuna parte´´. Si discute a lungo anche delle conversazioni e delle riprese fraudolente per le quali si prevede una condanna fino a 4 anni: il cosiddetto ´emendamento D´Addario´ che vieta anche la registrazione dei ´fuori onda´ in tv. Il presidente della commissione Filippo Berselli presenta un emendamento per togliere il termine ´´fraudolentemente´´ e mettere piu´ in generale ´raccolte senza consenso´. Cosi´ facendo pero´, osservano nel Pd, ´´si allarga ulteriormente la fattispecie del reato´´. Un´altra questione riguarda ´l´ingerenza´ negli Ordini professionali. Oltre al carcere e all´ammenda, infatti, chi divulga atti di cui e´ vietata la pubblicazione, rischia di essere sospeso dalla professione per tre mesi. Ma a decidere sull´azione disciplinare, incalza Li Gotti, ´´dovrebbe essere l´Ordine´´. Nel testo invece si dice che il Pm informa il titolare dell´azione disciplinare e questo, entro 30 giorni ´´dispone la sospensione´´. Berselli respinge ogni critica. L´opposizione, assicura, ´´sarebbe stata contro il ddl comunque, visto che l´unica cosa che vuole e´ il suo ritiro´´. Quindi si lamenta per la lentezza dei lavori dovuta all´´´ostruzionismo´´. Per domani, infatti, minaccia di convocare sedute notturne per arrivare al voto entro la prossima settimana.´´Non e´ ostruzionismo – ribatte Li Gotti – stiamo solo contestando le cose che non vanno che non sono poche´´. ´´L´unica cosa che vorrei – dice Finocchiaro – e´ che si rendessero conto dei danni che stanno facendo. Invece ostentano indifferenza´´. (ansa)

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