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Intercettazioni: Sky annuncia ricorso alla Corte Ue, il Pdl frena. Anche "Striscia" contro il ddl

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Roma, 20 mag 2010 – Aumentano d´intensità le proteste contro il ddl intercettazioni. Un testo che inasprisce le pene per i giornalisti che decidessero di pubblicare ugualmente gli atti di un procedimento o le intercettazioni prima del rinvio a giudizio. Una norma che aveva alzato un polverone e che, adesso, la maggioranza ha deciso di mettere nel cassetto: ´Abbiamo deciso di ritirare l´emendamento che aggravava le pene per i giornalisti in caso di pubblicazione di notizie non pubblicabili. Galera non se ne farà mai nessuno – annuncia il senatore del Pdl, Roberto Centaro – Penso che questo possa stemperare tante polemiche´. L´opposizione però insiste. ´Deve essere abolito tutto l´articolo che uccide l´informazione´ dice il senatore dell´Idv Stefano Pedica. ´L´ipotesi dell´arresto c´è ancora´ aggiunge il senatore del Pd, Felice Casson. In effetti nonostante l´eliminazione dell´emendamento rimangono le pene già approvate in Commissione Giustizia del Senato. Che prevedono il carcere per chi pubblica “atti o documenti di un procedimento penale, di cui sia vietata per legge la pubblicazione” o “intercettazioni di conversazioni o comunicazioni telefoniche”. Resta stabilita la maxi multa per gli editori: andrà da 64.500 a 464.700 euro. Lunedì ripartirà l´esame degli ultimi in commissione Giustizia del Senato, poi il ddl dovrà passare al vaglio dell´aula del Senato, per poi tornare alla Camera. L´emendamento ritirato, invece, prevedeva per i giornalisti in caso di pubblicazione di atti vietati l´arresto fino a due mesi o il pagamento di un´ammenda dai 2.000 ai 10.000 euro. Qualora fossero pubblicate delle intercettazioni, la condanna prevista era sempre l´arresto fino a due mesi, ma con l´aggiunta di una ammenda dai 4.000 ai 20.000 euro. Stesse pene anche per chi pubblicava la foto o il nome del magistrato titolare del procedimento. Verdone: “Norme di tipo iraniano”. Tante le reazioni negative, dalla stampa alla politica. Ma anche il mondo dello spettacolo si schiera. Secondo l´attore Carlo Verdone “sono norme di tipo iraniano, che potrebbero non farci più scoprire cosa succede in questo Paese, dove ogni giorno ce n´è una. E´ vero qualche volta si è andati oltre nell´utilizzare le intercettazioni, coinvolgendo persone che non c´entravano, ma sono stati casi limitati”. Nel mondo della stampa comincia a crescere l´attenzione (leggi il blog). 2 E La battaglia si fa trasversale. Si schiera anche il Secolo, l´ex quotidiano di An: “Dove finisce il diritto di cronaca? Speriamo in un ripensamento”. Nel testo si legge: “Tra errori e rettifiche il tempo stringe e restano molti punti controversi”. Oggi sono state nette le prese di posizione del Corriere della Sera e dell´Unità. Repubblica.it ormai da due settimane dedica due articoli al giorno alla controversa legge. SkyTg24 annuncia che contro il ddl sulle intercettazioni chiederà un intervento a tutte le Autorità internazionali competenti, anche ricorrendo presso la Corte europea dei diritti dell´Uomo. Il direttore del Giornale Vittorio Feltri parla di legge liberticida. 3 Perfino i conduttori di “Striscia la Notizia, dopo aver mandato in onda un servizio sulla violazione del codice della strada da parte dei giocatori del Cagliari, hanno detto: “Con la nuova legge, non avremmo potuto mandare in onda questo servizio”. “Ma siamo sicuri -hanno continuato Ficarra e Picone- che questa legge non passerà”. Domani l´Idv domani scenderà in piazza contro il disegno di legge. “Saremo accanto al popolo viola contro la vergognosa e criminale legge bavaglio sulle intercettazioni – dice Leoluca Orlando – faremo le barricate dentro e fuori il Parlamento”. Durissimo Antonio Di Pietro: “Oggi è peggio di Tangentopoli e si vuole togliere alla magistratura i poteri di indagine, mentre alla stampa il dovere di informare ed ai cittadini il diritto di sapere”. Ma anche dal centrodestra si levano voci perplesse: “Nella definizone del testo, bisogna stare molto attenti a non limitare la libertà di stampa”. Per il finiano Italo Bocchino è una forzatura “vietare di parlare del tutto di un´inchiesta fino alla chiusura dell´indagine preliminare”. I radicali, invece, criticano la norma per cui il magistrato che indaga o intercetta un uomo di Chiesa deve avvisare la diocesi o la Segreteria di Stato vaticana. “Si tratta dell´ennesima marchetta al Vaticano” tuona il radicale Michele De Lucia. Luigi Zanda del Pd avverte che “se il ddl intercettazioni dovesse diventare legge, l´unica risposta possibile sarà la disobbedienza democratica”. Critici anche i magistrati di Palermo 8 che lanciano un preoccupato allarme nel corso di un convegno dedicato a Giovanni Falcone. “I magistrati che chiedono che la legge sia uguale per tutti, anche per i potenti, vengono isolati come successe a Falcone e a Borsellino. Solo dopo la loro morte sono diventati eroi” attacca il presidente della Giunta palermitana dell´Anm, Nino Di Matteo, che insiste sulla pericolosità della riforma: “ll ddl inciderà pesantemente nella lotta alla mafia provocandone un arretramento. L´opinione pubblica non saprà più nulla se non quello che verrà insufflato dal potente di turno”. Ma la maggioranza fa muro e non pensa a passi indietro. “La legge sulle intercettazioni sarà approvata nonostante le gravi inesattezze diffuse da più parti. Nessuno impedirà ai giornali di dare notizia di indagini o di reati” dice il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.(repubblica.it)

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