Roma, 21 mag 2010 – E´ battaglia sul ddl intercettazioni. La maggioranza ha annunciato ieri il ritiro dell´emendamento che aggravava le pene, fino a due mesi di carcere, per i giornalisti in caso di pubblicazione di atti vietati. Ma la protesta dell´opposizione, degli editori e dei giornalisti contro la stretta, considerata inaccettabile, non si placa. Prende posizione anche la giustizia americana, per bocca di un sottosegretario, che definisce le intercettazioni utili per le indagini. E oggi è in programma un sit-in contro il provvedimento a Montecitorio. «Non vorremmo mai che succedesse qualcosa che impedisse ai magistrati italiani di fare l´ottimo lavoro svolto finora: le intercettazioni sono uno strumento essenziale per le indagini» nella lotta alla mafia. Così Lanny A. Brauer, sottosegretario al Dipartimento di Giustizia degli Usa con delega alla criminalità organizzata internazionale, durante una conferenza stampa all´ambasciata americana di Roma. «La legislazione italiana finora è stata molto efficace», ha detto Brauer evidenziando «l´eccellente collaborazione» tra Italia e Stati Uniti nella lotta alla criminalità organizzata. «L´Italia ha fatto dei grandi progressi nelle indagini e nel perseguimento dei gruppi mafiosi operanti entro i suoi confini», ha sottolineato il sottosegretario, precisando di «essere consapevole che possiamo e dobbiamo fare di più». La Fieg: sanzioni sono pressione sugli editori. Sul tema intercettazioni è intervenuto il presidente della Fieg, Carlo Malinconico: «Queste sanzioni non hanno vera giustificazione, se non quella di esercitare pressione sugli editori che in molti casi rischiano la stessa sopravvivenza. Si tratta di un ulteriore intervento penalizzante per la categoria, già duramente colpita dalle recenti iniziative normative. La Fieg insiste per la loro eliminazione». «La Fieg esprime apprezzamento per le iniziative di moderazione di queste ultime ore sul fronte delle sanzioni alla stampa. Ma abbiamo il dovere di dire ad alta voce che i punti critici per la libertà di stampa da noi segnalati ancora restano – continua Malinconico – Si cerca di giustificare queste sanzioni, che per una persona giuridica equivalgono alle sanzioni penali, con la necessità di reprimere gli eccessi dell´informazione. Ma c´è già la responsabilità penale, oltre che del giornalista, del direttore responsabile e la responsabilità civile di tutti, compreso l´editore. Quante responsabilità si vogliono? La verità è che le sanzioni agli editori, a prescindere dal loro ammontare, sono in contrasto col divieto di intromissione dell´editore nella confezione degli articoli di giornale». Sul contestato ddl è scontro anche fra Rupert Murdoch, l´editore di Sky e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: la tv satellitare del tycoon australiano ha parlato infatti di «grave attacco alla libertà di stampa» e annunciato che farà ricorso a tutte le sedi internazionali competenti, inclusa la Corte europea dei diritti dell´uomo». Montezemolo con gli editori contro il ddl. «Io condivido la linea degli editori e ho visto anche come un editore serio, importante e innovativo come Sky segnali un´anomalia rispetto agli altri paesi europei», ha affermato Luca Cordero di Montezemolo ai microfoni di Sky Tg 24. «Stop a legge bavaglio». «La notizia prima di tutto, fermiamo la legge bavaglio». È sotto questo slogan che l´Ordine nazionale dei giornalisti invita alla mobilitazione. L´Ordine, su decisione unanime del suo esecutivo nazionale, «ha già acquisito significativi pareri legali e assumerà tutte le iniziative utili, in ogni sede, per garantire ai cittadini il diritto di essere informati». «Faremo le barricate fuori e dentro il Parlamento. Saremo in piazza al grido di ´Arrestateci tutti, siamo tutti giornalisti´, ha detto il portavoce dell´Italia dei Valori, Leoluca Orlando. «Tanti italiani hanno sofferto la barbarie di vedere notizie private apparire sulle prime pagine senza controllo e senza nessun filtro. Questa barbarie deve finire», ha ribadito il ministro degli Esteri, Franco Frattini. «Noi siamo il governo leader in assoluto negli ultimi 20 anni nella lotta al crimine organizzato, alle mafie, per cui tutto quello che servirà per combattere e mafie intercettazioni incluse, non sarà né toccato né ridotto, ma altra cosa è la libertà di diffondere notizie che devono rimanere riservate», ha concluso. (ilmessaggero.it)