Roma, 17 giu 2010 – Gli inviati Rai ai Mondiali non sono ´coperti d´oro´ e ´´gli sprechi stanno altrove in azienda´´: in questi termini il comitato di redazione di RaiSport respinge gli ´´attacchi´´ degli ultimi giorni contro i colleghi in missione in Sudafrica. ´´Dall´inizio del Mondiale di calcio – sottolinea in una nota il cdr di RaiSport – continuano ad apparire articoli (Libero, Avvenire, Corriere della Sera, per citarne alcuni) nei quali si parla di ´troppi inviati´ di ´comitive´ in Sudafrica tra Johannesburg, Pretoria, Citta´ del Capo, Durban, di una spedizione sovradimensionata rispetto al servizio informativo fornito dalla Rai. Si e´ arrivati addirittura a sciorinare la lista dei colleghi – alla stregua di una colonna infame – impegnati a vario ruolo a garantire svariate ore al giorno di diretta tra collegamenti, telecronache di partite, sintesi, interviste, approfondimenti, servizi per il telegiornali e in ultimo la cura e la realizzazione di tre contenitori informativi (Dribbling Mondiale, Mondiale Sprint e Notti Mondiali)´´. Il cdr di RaiSport ´´non puo´ accettare attacchi diretti ai propri colleghi in missione che stanno con estrema professionalita´ e puntualita´ garantendo un servizio con forze in campo uguali se non minori di quelle disposte dagli altri broadcast televisivi internazionali al seguito del Mondiale. Le due reti nazionali tedesche Ard e Zdf sono costituite da quasi 1000 unita´. La Bbc ne schera 150, la tv francese TF1 200, contro i 60 di RaiSport tra impiegati, giornalisti, telecineoperatori e a circa 70 unita´ operative della produzione tv. Come sempre e´ facile sparare sul mucchio anche quando il ´mucchio´ e´ costituito da lavoratori, tecnici e giornalisti, che stanno svolgendo il loro lavoro per oltre 14 ore al giorno per coprire 70 ore di produzione in piu´ rispetto al Mondiale del 2006´´. La rappresentanza sindacale ´´si schiera in difesa di chi adesso sta prestando la sua opera in Sudafrica normalmente stipendiato e non coperto d´oro come si vorrebbe far credere. Gli sprechi stanno altrove in azienda e non certo devono essere ricercati tra chi continua con abnegazione a garantire in Italia l´esistenza in vita del servizio pubblico televisivo´´. (ansa)