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Rai: Maccari confermato al Tg1, si spacca il cda. Garimberti, situazione ingovernabile. Rizzo Nervo si dimette

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Roma, 31 gen – Si spacca il consiglio d´amministrazione Rai: con 5 sì e quattro no, è stato confermato alla guida del Tg1 Alberto Maccari, che in teoria doveva essere un direttore di transizione, visto che è entrato in età da pensione. Ai tg regionali scelto, con la stessa maggioranza, Alessandro Casarin. Alla fine del Cda, il consigliere Rizzo Nervo si è dimesso. A favore della nomina, proposta dalla dg, Lorenza Lei, hanno votato Antonio Verro, Guglielmo Rositani, Angelo Maria Petroni, Giovanna Bianchi Clerici e Alessio Gorla. Contro si sono espressi il presidente Paolo Garimberti e i consiglieri Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten e Rodolfo De Laurentiis. Maccari ha accettato un contratto a tempo determinato fino al 31 dicembre con diritto di recesso per l´azienda.

Garimberti: “La dg aveva preso altri impegni”. Garimberti è polemico: “Ciò che è accaduto oggi è la conferma che questa governance condanna la Rai all´ingovernabilità e che è urgente affrontare il problema delle norme che regolano la vita e l´attività dell´Azienda”. Il presidente della Rai prosegue: “Il voto di stasera indica che a forza di star chiusi nel Palazzo della Rai si perde la sintonia con il Paese. Si poteva ragionare su un mandato dei direttori legato a quello della durata del Cda ma la pervicacia con cui si sono portate avanti le nomine al Tg1 e alla Tgr dimostra che non si tratta di nomine di emergenza ma di nomine che hanno spaccato il Consiglio e che per questo non possono che incontrare la mia disapprovazione, soprattutto perchè la dg aveva preso altri impegni al momento del primo interim consegnato ad Alberto Maccari”.

Maccari proprio ieri è stato vittima di uno scherzo: a un finto Umberto Bossi ha detto: “Lei sa che può contare su un amico”. Casarin, da parte sua, è considerato in quota Carroccio. Il segretario del Pd Bersani attacca duramente: “Stanno distruggendo l´azienda, non resteremo a guardare”, dice. La replica è di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl: “Bersani usa sulla Rai il linguaggio della minaccia e della protervia. La smetta. Rispetti le decisioni del consiglio di amministrazione, rilegga le sentenze della Corte Costituzionale e si renda conto che la sua arroganza non lo porterà da nessuna parte. Quel che lui dice è falso. Quel che propone è illegale”.

La lettera di dimissioni. Rizzo Nervo scrive al presidente: “Si tratta di un atto scriteriato, di una gestione condizionata da logiche di parte che sta spingendo l´azienda verso un rapido declino”. Aggiunge: “Ho più volte denunciato anche in Consiglio la gravità della situazione e ti do atto degli sforzi che hai compiuto in questi anni per preservare l´autonomia delle decisioni e per tutelare gli interessi aziendali”.

Lorenza Lei: “Rivendico autonomia delle scelte”. “Nella seduta odierna è stato approvato l´intendimento di nomina di due professionalità interne alla Rai la cui competenza è fuori discussione. Rivendico l´autonomia delle scelte e spiace che possano essere state interpretate con logiche che non mi appartengono, come dimostrano ampiamente tutte le scelte assunte in questi nove mesi da direttora generale della Rai”. Lo dichiara in una nota la dg della Rai, Lorenza Lei.

Giulietti: “Si dimetta anche Garimberti”. Giuseppe Giulietti rincara la dose: “Dopo le dimissioni di Rizzo nervo mi aspetto quelle di Garimberti”, dice il deputato Pd. “La Rai è ormai travolta dalla arroganza e dal ridicolo, ed è difficile dire quale dei due atteggiamenti sia ormai prevalente. Oggi la Rai si è autocommissariata, anzi è stata definitivamente commissariata dalla banda del conflitto di interessi. Un grazie al consigliere Rizzo Nervo che si è dimesso, siamo sicuri che non resterà solo e che anche altri a cominciare dal Presidente di garanzia vorranno seguite il suo esempio”.

Di Pietro: “La misura è colma”. “La misura è colma. Adesso anche il governo faccia la sua parte e restituisca dignità al servizio pubblico della Rai e ai tanti professionisti che vi lavorano, defenestrando i partiti dalla gestione dell´azienda. L´Italia dei Valori non ha mai voluto partecipare a questa ignobile spartizione di poltrone nel Cda, nei tg, nè tantomeno nelle trasmissioni delle tre reti, perchè è rispettosa del ruolo che dovrebbe avere un servizio pubblico”. Lo afferma in una nota il presidente IdV, Antonio Di Pietro, che aggiunge: “Chiediamo, a tutte le forze politiche, che in queste ore stanno denunciando un´inaccettabile aggressione alla Rai, di passare dalle parole ai fatti e di fare un passo indietro per il bene del Paese. Quanto accaduto stasera è gravissimo, tra l´altro si è espresso con il proprio voto un membro del Cda che è anche un parlamentare del Pdl. La Rai va restituita ai legittimi proprietari, cioè alle cittadine e ai cittadini, e non può essere ancora preda degli appetiti dei partiti”. Vendola: “Scandalo annunciato”.”Sono senza parole. Quello che si è consumato stasera in Cda Rai è uno scandalo lungamente preparato ed annunciato. Non si può tacere, non si può rimanere inerti, nelle istituzioni e nel Paese. L´opposizione si muova, il governo da parte sua non ha nulla da dire?”. Così Nichi Vendola, presidente nazionale di Sinistra Ecologia Libertà. Usigrai. “Il cda ha autocertificato la fine di una negativa esperienza. Il voto 5 a 4 è il capolinea di ogni tentativo di trovare soluzioni condivise nell´interesse dell´azienda e non dei partiti di riferimento dei consiglieri”. Lo dichiara il segretario Usigrai Carlo Verna. “Il problema non è nei nomi, ma nel metodo – prosegue Verna -, a tutto tondo emerge una Rai sotto lo scacco dei partiti che costituivano la maggioranza dell´ex governo, iconograficamente s´impone il volto del consigliere Verro, che nello stesso tempo rinuncia a fare il deputato, evidentemente perché è più fruttuoso dal punto di vista politico occuparsi di Rai, mentre il Presidente di garanzia è senza possibilità effettiva di offrire qualsivoglia garanzia”. “E´ ancor più chiaro – conclude Verna – che senza il cambio della legge sulla governance la Rai muore e chi non interviene determina con l´omissione l´assassinio del servizio pubblico radiotelevisivo, ma siamo certi che Monti manterrà fede a quanto ha anticipato”. (repubblica.it)

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