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Libertà di espressione: Terzi lancia appello a Iran, fermate condanne a morte per i blogger

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Teheran, 1 feb – Quattro blogger condannati a morte, altre decine di blogger, giornalisti e attivisti arrestati nelle ultime settimane. Con queste cifre l´Iran si sta avvicinando alle elezioni parlamentari del 2 giugno, cui non partecipera´ la maggior parte dell´opposizione riformista perche´ ha ritenuto che non ve ne ne fossero le condizioni. A dare l´allarme sulle condanne e´ stato oggi il ministro degli Esteri Giulio Terzi, che si e´ detto ´´angosciato dalla notizia´´. ´´Le condanne a morte emesse dalle autorita´ giudiziarie iraniane nei confronti dei blogger Vahid Ashgari, Mehdi Alizadeh Fakhrabad, Saeed Malekpour e Ahmad Reza Hashempour sono inaccettabili´´, ha affermato il ministro, lanciando un appello alle autorita´ iraniane affinche´ ne venga immediatamente fermata l´esecuzione e ricordando che ´´la libertà di espressione è un diritto fondamentale che le autorità devono rispettare”.

Ieri da Bruxelles anche il capo della diplomaziona Ue Catherine Ashton aveva lanciato l´allarme sulla persecuzione di blogger e giornalisti. Fra le quattro condanne figura dunque quella di Saeed Malekpour, un ingegnere informatico irano-canadese accusato di avere gestito materiale pornografici in internet, mentre la sua difesa sostiene che altri avrebbero fatto uso del suo software per tale scopo e a sua insaputa. Ma con lui sono ad un passo dal boia anche Vahid Ashgari, gia´ studente in India e attivista sul web, arrestato con l´accusa di traffico di droga, e che avrebbe confessato dopo aver subito torture e minacce di stupro; Ahmad Reza Hashempour, amministratore di siti Internet, e Mehdi Alizadeh Fakhrabad.

Da settimane nel Paese e´ iniziata un´ondata di arresti di giornalisti e blogger, denuncia Amnesty International, nell´”evidente tentativo´´ di ´´impedire le critiche e un pubblico dibattito su questioni legate ai diritti umani e all´economia´´ nel periodo pre-elettorale. Amnesty International e´ preoccupata anche per le recenti dichiarazioni dal ministro dell´Intelligence Heydar Moslehi, secondo il quale numerosi ´sabotatori del processo elettorale´ erano stati arrestati mentre ´cercavano di portare a termine i complotti statunitensi´´ contro le elezioni.

Tra le persone arrestate figurano Esmail Jafari, sindacalista, giornalista e blogger; Fatemeh Kheradmand, scrittrice; Ehsan Houshmandzadeh, sociologo curdo; Saeed Madani, sociologo, ex prigioniero di coscienza e attivista dell´Alleanza religiosa nazionale; Mehdi Khazali, figlio dell´ayatollah Abolghasem Khazali, scrittore e blogger; Mohammad Solimaninia, traduttore e gestore di un network simile a Linkedin; Parastou Dokouhaki, ricercatrice, giornalista, blogger e attivista per i diritti delle donne,; Peyman Pakmehr, direttore del sito Tabriz News, in libertà provvisoria ma che dovrà rispondere di ´propaganda contro il sistema´. Marzieh Rasouli, giornalista, arrestata per ´reati contro la sicurezza nazionale´; Sahamoddin Bourghani, giornalista; Said Razavi Faghih, ex leader studentesco e giornalista; Shahram Manouchehri.

Questi e altri nomi di attivisti civili e politici arrestati nelle ultime settimane – parlando di ´´strangolamento´´ dei diritti e citando anche altri casi di condanne a morte senza rispetto delle garanzie processuali – li aveva fatti anche il sito iraniano Sahamnews, vicino all´ex candidato riformista alle ultime presidenziali Mehdi Karrubi, da un anno agli arresti domiciliari come l´altro leader dell´opposizione Mir Hussein Mussavi. Ma intanto l´Iran vede sotto tiro i propri cittadini in Siria, dove infuria la rivolta e la lotta armata contro il governo del presidente Bashar al Assad, alleato di Teheran. Con il rapimento oggi di undici pellegrini diretti a Damasco, sono ormai un trentina gli iraniani rapiti in Siria, tanto che le autorita´ di Teheran hanno invitato alla prudenza i pellegrini. Nei giorni scorsi l´Esercito siriano libero (Esl o Fsa), i disertori passati all´opposizione, aveva annunciato di aver preso in ostaggio sette iraniani, fra cui cinque presunti militari, chiedendo a Teheran di “riconoscere chiaramente la presenza” di propri soldati inviati ad aiutare Assad. (ansa)

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