Roma, 22 nov – Fermare foto, zoom e teleobiettivi nelle tribune di Palazzo Montecitorio? La questione, sorta dopo le zoommate sugli appunti dell´ex premier Silvio Berlusconi durante il voto sul rendiconto dello Stato (´´otto traditori´´, c´era scritto) e ripropostasi con il biglietto inviato dal vicesegretario Pd Enrico Letta al presidente del Consiglio Mario Monti (´´come posso esserti utile?´´), dovrebbe essere risolta domani in una riunione dell´ufficio di presidenza della Camera. La questione e´ stata sollevata da una larga fetta di deputati stanchi di rivedersi immortalati in pose poco ´´istituzionali´´ mentre sonnecchiano o giocano con l´i-pad o si scambiano bigliettini. Ma l´accordo sul da farsi, alla Camera, non c´e´. Il deputato questore del Pd Gabriele Albonetti per esempio, dice no all´oscuramento per i fotografi: basterebbe, sostiene, una sorta di codice di autoregolamentazione che gli operatori dei media potrebbero adottare, come gia´ fanno i giornalisti della stampa parlamentare. Chi preme per il bavaglio non esce allo scoperto. A parlare sono solo i contrari: da Enrico Letta, la piu´ recente ´vittima eccellente´ dei teleobiettivi, ad Antonio Di Pietro. ´´Credo che le limitazioni ai media nel seguire i lavori dell´Aula non abbiano alcun senso´´, rileva Letta, che bolla come ´´irricevibili´´ le proposte di cui si discute in queste ore. ´´Men che meno credo – prosegue – che eventuali divieti o bavagli possano essere lontanamente messi in relazione con il recente episodio che mi ha visto coinvolto. Questo non puo´ costituire un alibi per modifiche normative o regolamentari; anzi, ha dimostrato come in privato si possano dire le stesse cose che si affermano in pubblico´´. Anche Di Pietro non vuole i divieti: ´´Meglio un Parlamento trasparente, che sia una casa di vetro per i cittadini, dove fotografi e giornalisti possono scrutare e lavorare, facendo i cani da guardia della democrazia´´, sostiene il leader dell´Idv. Altrimenti, avverte, la Camera diventera´ simile ´´ad un retrobottega, a una sagrestia o un luogo dove si scambiano i pizzini e si fanno gli inciuci´´. Sulla vicenda interviene anche il sindacato dei giornalisti, con un auspicio: ´´Vogliamo sperare che il Parlamento italiano si asterra´ nelle prossime ore dall´adottare qualsiasi provvedimento che limiti l´attivita´ dei fotoreporter in servizio alla Camera e al Senato´´, si legge in una nota della Fnsi. (ansa)