Milano, 5 dic – I legali di Silvio Berlusconi si sono appellati al diritto dei giornalisti a informare, da considerare superiore al segreto istruttorio se c´e´ l´interesse pubblico. E´ quanto accaduto questa mattina al tribunale di Milano nell´udienza preliminare davanti alla Gup Maria Grazia Domanico nel procedimento per cui e´ stato chiesto il rinvio a giudizio dell´ex premier per concorso in rivelazione del segreto d´ufficio. La vicenda risale al 2005. Il 31 dicembre di quell´anno il quotidiano il Giornale pubblico´ il testo di una intercettazione telefonica tra l´allora presidente di Unipol, Giovanni Consorte e l´allora segretario dei Ds Piero Fassino (´Abbiamo una banca´) che faceva parte del fascicolo di inchiesta della procura di Milano sulla tentata scalata di Unipol sulla banca romana Bnl. L´intercettazione all´epoca non era stata trascritta ma esisteva solo in forma di file audio, quindi non era a conoscenza delle parti. Tale file fu portato a Villa San Martino ad Arcore, residenza di Silvio Berlusconi, il 24 dicembre 2005 da due imprenditori, uno dei quali titolare della societa´ incaricata dalla procura di fare le intercettazioni telefoniche. All´appuntamento erano presenti Silvio Berlusconi e suo fratello Paolo, editore del quotidiano Il Giornale. Una settimana dopo fu pubblicata dalla testata diretta da Maurizio Belpietro, con un articolo a firma di Gianluigi Nuzzi. Paolo Berlusconi per questa vicenda e´ sotto processo al tribunale di Milano per le accuse di concorso in rivelazione di segreto d´ufficio, ricettazione e millantato credito. La procura che aveva inizialmente chiesto l´archiviazione per l´ex premier, ritenendo di non avere abbastanza elementi per il processo, ha poi cambiato direzione, chiedendone il rinvio a giudizio. Era statoa la Gip del tribunale di Milano, Stefania Donadeo a rigettare la richiesta di archiviazione, imponendo l´imputazione coatta. Nell´udienza di questa mattina il “colpo di scena”: la difesa di Berlusconi ha depositato in tribunale una sentenza della Corte dei diritti dell´uomo di Strasburgo sul caso di una giornalista portoghese che aveva fatto vedere in un servizio televisivo ´le riproduzioni, sotto forma di fac-simile, dell´attore di accusa e del verbale´ ancora coperti da segreto in una indagine sull´ex direttore generale della polizia giudiziaria portoghese e che era stata condannata in Portogallo. I giudici di Strasburgo hanno dato ragione alla giornalista, sostenendo che “la stampa deve informare il pubblico sui procedimenti giudiziari relativi a fatti” specialmente quando si presume siano commessi da persone di interesse pubblico. Inoltre, continuano i giudici, “la liberta´ di espressione costituisce uno dei fondamenti essenziali di una societa´ democratica e che le garanzie da riconoscere alla stampa rivestono dunque particolare importanza”, sottolineando che “un divieto di pubblicazione generale e assoluto relativo a ogni tipo di informazione e´ difficilmente conciliabile con l´esercizio della liberta´ di espressione”. Solo poco piu´ di un anno fa l´allora premier Silvio Berlusconi aveva lavorato a una legge contro le intercettazioni telefoniche, dichiarando in varie occasioni che questa serviva perche´ “la privacy deve essere garantita da uno stato di diritto” e perche´ “solo una piccola lobby di magistrati e giornalisti e´ contraria alla legge sulle intercettazioni” mentre “la grandissima maggioranza italiana e´ stanca di non poter usare il telefono per paura di essere spiata”. Questa mattina gli avvocati del premier, dopo aver annunciato il deposito della sentenza della Corte di Strasburgo perche´, come ha detto Ghedini, “il segreto di giustizia non puo´ prevalere sul diritto dei giornalisti a informare se c´e´ l´interesse pubblico”, hanno evitato di rispondere alla domanda dei giornalisti che chiedevano loro se questa sentenza non poteva trasfrmarsi in un boomerang per loro, alla luce di altre questioni aperte in cui ci sono intercettazioni dell´ex premier. (radiocor/ilsole24ore.com)