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Editoria: la svolta digitale del Washington Post, gennaio mese eccezionale

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New York, 13 gen – Il giornale che fece dimettere Richard Nixon oggi curva su Kim Kardashian. Non si vive di solo Watergate, e anche il gossip vuole la sua parte: cosi´ dice la legge, e i numeri, dell´online. Ogni mattina Marcus Brauchli, il direttore che mollo´ la guida del Wall Street Journal appena comprato da Super Rupert Murdoch, sventola al suo staff le meravigliose sorti e progressive del nuovo Washington Post: ´Gennaio e´ stato un mese eccezionale digitalmente parlando. Abbiamo superato tutti i nostri record precedenti. Abbiamo battuto i nostro record del 9 per cento per pagine viste, del 14 per cento per visite e del 12 per cento per visitatori unici´.

Dice il New York Times, che alla svolta degli eterni rivali di Washington ha dedicato un informatissimo affondo, che la novita´ ha fatto arricciare piu´ di un naso nella redazione che fu di Bob Woodward e Carl Bernstein. E forse anche per questo il direttore Brauchli poco piu´ di un mese fa ha chiamato a rapporto Woodward, Dana Priest, David Maraniss e Rick Atkinson, invitando i quattro premi Pulitzer a stringersi a coorte. Il Pranzo dei Pulitzer, come l´incontro di dicembre nella bella casa di mattoni rossi di Bethesda, Maryland, e´ stato ribattezzato, rischia di passare alla storia del giornalismo: il giorno in cui il gigante dai piedi di carta decise di scendere in guerra, per vincerla. Non si vivra´ di solo Watergate ma neppure di soli reality show. E l´invito del direttore ai grandi vecchi di rimboccarsi le maniche e tornare a dare una mano al giornale si sta gia´ traducendo in pratica: nelle ultime settimane perfino il vecchio Bob e´ infilato nelle riunioni dei piu´ giovani colleghi.

Tenere alta la vecchia bandiera sul terreno nuovo e ancora sdrucciolevole del giornalismo online non e´ impresa facile. Il mago dei numeri che Brauchli aveva chiamato per rilanciare l´online si chiama Raju Narisetti. E´ stato lui a guidare la redazione finalmente unificata tra carta e web. E´ stato lui a fare installare schermi dei computer piu´ grandi su cui mentre scrivono i giornalisti vedono le percentuali di interesse degli articoli. E´ stato lui a lanciare sul sito la notizia bomba su Mitt Romney: il piu´ quotato sfidante repubblicano di Barack Obama infarciva i suoi discorsi di citazioni del Ku Klux Clan. Peccato che la notizia bomba fosse falsa e il giornale abbia dovuto chiedere scusa. Narisetti no: se n´e´ tornato al Wall Street Journal dopo che i rapporti col direttore si erano fatti troppo tesi.

´Nel mondo del giornalismo c´e´ un mucchio di gente impregnata di nostalgia che guarda indietro ai tempi in cui c´era una visione statica e condivisa di come i quotidiani dovevano essere fatti´ si e´ sfogato lo stesso Brauchli col New York Times: ´Solo perche´ il Washington Post era fatto in un certo modo non vuol dire che il Washington Post deve essere fatto cosi´ anche nel futuro´. Il New York Times dice ora che con il boom online il rivale e´ diventato e´ il secondo sito d´informazione d´America: dietro ovviamente a loro. Sottolinea anche che la svolta e´ dovuta alla perdita di 26 milioni di dollari: senza ricordare che per lo stesso Times le perdite sono invece di 40 milioni. Entrambi i giornali stanno tagliando personale: come tutti nel mondo perche´ questa e´ l´ineluttabile conseguenza di ogni innovazione tecnologica. Entrambi restano giornali bellissimi e ricchissimi. Ieri pero´ il bellissimo pezzo sul Washington Post non era certo tra i piu´ letti del Times: che al primo posto aveva la morte di Whitney Houston. E cosa aveva il Post? ´Winning numbers drawn in Powerball game´: i numeri vincenti della lotteria”. (repubblica)

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