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Libertà di informazione: Siria, popolare giornalista lascia la tv di Stato e denuncia la disinformazione

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Damasco, 14 feb – ´Martiri´ trasformati in ´terroristi´ e oppositori in ´traditori´ dalla propaganda dei media ufficiali siriani a cui ´crede solo il 10% dei siriani che lavorano nei media di Stato´. Hani al-Malathi, ex presentatore della tv di Stato siriana, che ha lasciato il suo posto in segno di protesta con la copertura di quanto accade in Siria da ormai quasi un anno, ha denunciato in un´intervista ad al-Arabiya quello che accade nelle redazioni dei media ufficiali. E si e´ detto convinto che l´era di Bashar al-Assad stia per volgere alla fine anche alla luce della situazione economica del Paese, con “uomini d´affari fuggiti all´estero o sul punto di dichiarare bancarotta”. “Nelle notizie, tutti i membri dell´opposizione vengono descritti come traditori e i martiri trasformati in terroristi legati a bande al soldo di potenze straniere – ha affermato Malathi, giornalista del tg di punta della sera, nella sua prima intervista da quando ha lasciato la Siria – Solo il 10% dei siriani che lavorano nei media ufficiali crede in queste notizie. Un altro 10% simpatizza con la gente. Il resto rimane in silenzio perche´ teme per la propria vita e non vuole perdere il lavoro”.

Homs sotto le bombe per il decimo giorno consecutivo
Per il decimo giorno consecutivo, Homs è sottoposta a un violentissimo bombardamento. Almeno sei persone sono morte, ma la situazione sembra peggiorare di ora in ora. Un video diffuso dagli attivisti su YouTube ha mostrato una potente esplosione nel quartiere di Baba Amr, e subito dopo un pennacchio nero si innalza sulla roccaforte dei ribelli.

Una città allo stremo
Hadi Abdullah, della Commissione Generale della rivoluzione Siriana, uno dei gruppi dell´opposizione, ha confermato che il bombardamento su Baba Amr è stato pesante. “La situazione è tragica, ci sono donne incinte, persone con problemi di cuore, diabetici che non riusciamo ad evacuare”, ha raccontato al telefono dalla citta´ assediata. “Lunedi´ sera tre attivisti sono entrati in auto in città per trasportare pane, latte per bambini e medicine, ma la loro auto è stata colpita da un razzo e sono morti. Li avevamo avvertiti che era pericoloso, ma ci avevano risposto: ´Se non aiutiamo noi gli abitanti, chi potrà farlo?”. La situazione umanitaria sta peggiorando perché i rifornimenti di beni essenziali (comunicazioni, energia elettrica, cibo, medicine, acqua) sono interrotti da giorni. “L´urgenza è evacuare i feriti: come possiamo lasciarli morire cosi´? Da settimane i morti vengono sepolti nei giardini perché anche i cimiteri e le tombe sono nel mirino. E le persone intanto sono stipate nei rifugi”.

Armi chimiche?
Le forze governative siriane hanno usato armi chimiche, gas nervino, contro la popolazione civile sotto la supervisione di mosca e Teheran, stando alla denuncia di Awad al-Razak, ufficiale dell´esercito siriano passato dalla parte degli oppositori, raggiunto dalla tv al Arabiya. “L´esercito siriano sta utilizzando gas nervino per agevolare l´invasione ad Homs ed ha intenzione di fare lo stesso nei quartieri di Jebel al-Zawia e al-Zabadani”, ha spiegato Razek. “Una piccola quantità di questo gas è sufficiente ad effettuare un sterminio di massa”. “E´ la Russia – ha poi aggiunto l´ufficiale – a fornire al regime questa sostanza, mentre l´iran fornisce consulenza sul come usarla”.

Il fronte diplomatico
La Francia sta considerando “tutte le opzioni messe sul tavolo dalla Lega araba “nel caso siriano, tra cui quella di inviare forze di pace in Siria”, ha detto il portavoce del Ministero degli Affari Esteri francese, Bernard Valero.

Pechino: importante è evitare la guerra
La Lega Araba chiede una missione di peacekeeping congiunta assieme all´Onu in Siria. Sulla crisi siriana, nel vertice Ue-Cina Van Rompuy ha chiesto a Pechino un maggior impegno. L´Ue, ha detto in conferenza stampa, sostiene gli sforzi della Lega araba e “chiede a tutti i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite di agire in modo responsabile in questo momento cruciale”. La Cina è stata criticata assieme alla Russia per aver posto il veto sulla risoluzione presentata al Consiglio di sicurezza dell´Onu il 4 febbraio. Un documento che avrebbe spinto il presidente Bashar Assad a lasciare il potere. Pechino sostiene che il voto è stato convocato prima che le differenze di vedute sulla proposta tra i vari Paesi fossero colmate. Secondo Wen Jiabao, in Siria la questione più urgente è “prevenire la guerra e il caos”. (rainews24)

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