All´inizio del 2009, l´Agi ha comunicato al cdr di voler procedere a una sostanziale riduzione dell´organico dei giornalisti, avvalendosi della legge 416. La richiesta è apparsa inaccettabile alla redazione e all´organismo sindacale, che hanno proclamato un giorno di sciopero, per due sostanziali motivi: l´Agi ha appena concluso, al 31 dicembre del 2008, un piano di prepensionamenti volontari, che ha portato all´uscita di circa un quarto dei redattori; l´azienda non versa in stato di crisi (gli ultimi due bilanci hanno mostrato un sostanziale pareggio dei conti). Non solo. Il precedente piano di prepensionamenti ha ridotto il costo del lavoro di parte giornalistica al 30% circa dei ricavi della testata (dati dell´azienda), vale a dire uno dei livelli piu´ bassi in assoluto del settore, mentre l´azienda non ha onorato gli impegni assunti sul fronte dei reintegri, bloccando le assunzioni e facendo scendere l´organico della redazione a 90 unità, dalle 98 concordate. In questi ultimi due anni, inoltre, l´azienda ha messo in atto un programma di cospicui investimenti (alcuni milioni di euro) per migliorare i sistemi editoriali, per aggredire alcuni segmenti di mercato e per inserire la testata nel comparto della multimedialità e di internet. Gli sforzi richiesti alla redazione sono stati e continuano a essere molto gravosi, complice anche un piano editoriale, introdotto dal direttore all´inizio della scorsa estate, che prevede che tutta la redazione si faccia carico sia del lavoro generalista di agenzia che delle nuove mansioni multimediali. In questo contesto, l´uscita, nei prossimi due anni, dei colleghi aventi i requisiti ex-416 (dalle 16 alle 21 unità), in costanza di blocco del turnover, produrrebbe, inevitabilmente, due conseguenze: un ulteriore e insostenibile carico di lavoro sulla redazione; lo scadimento dei livelli qualitativi di puntualità e di completezza dell´informazione che vengono storicamente accreditati al marchio Agi. Quel che preoccupa maggiormente è l´indeterminatezza del quadro: l´azienda e la direzione mostrano di voler conseguire velocemente e purchessia un risultato sul fronte della riduzione dell´organico e dei costi, senza offrire alla controparte un programma credibile di sostenibilità e di sviluppo della testata. Il direttore, partendo dai numeri che l´azienda gli mette a disposizione, si vede smantellare il recentissimo piano editoriale e ridisegna un´organizzazione del lavoro incongrua e abborracciata. Così, mentre si dice a parole di voler sempre più operare sul versante di internet, si smantellano i settori della cronaca e dello sport che sono gli argomenti più paganti in termini di penetrazione sulla “rete”. Allo stesso modo, mentre si dice di voler puntare sul territorio, si assesta un colpo mortale alla rete delle sedi regionali dell´Agi, vero fiore all´occhiello della testata e presidio insostituibile di un´informazione puntuale e accreditata dall´intero territorio nazionale. Le sedi regionali vengono ridisegnate sul modello di improbabili e fittizie macroregioni, che saranno presidiate da un drappello sempre più sparuto di redattori. In definitiva, per conseguire un risparmio valutato dagli stessi manager in circa mezzo milione di euro l´anno, l´azienda sta mettendo a rischio una testata e un marchio che rappresentano un patrimonio storico di questo paese: un´agenzia di stampa generalista, affidabile, accreditata e non di parte, che opera su tutto il territorio nazionale.