Cerca
Chiudi questo box di ricerca.

Dite la vostra

Condividi questo articolo:

Il dibattito sul contratto sta prendendo quota e credo che questo sia un bene. Come capita in queste occasioni, però, alle perplessità, alle critiche, alle contrarietà che giustamente ogni collega può e deve esprimere liberamente, si sommano, a volte, posizioni ideologiche e chiaramente strumentali.
Penso che, invece, questo sia il momento di tenere i nervi saldi, analizzare il quadro nel quale la trattativa va faticosamente avanti ed entrare nel merito delle singole questioni con critiche, ma anche con proposte.
Il congresso nazionale si è celebrato un anno fa e chi è stato eletto alla guida della Fnsi ha il diritto, ma direi anche il dovere di provare a fare un contratto. I colleghi, svolti tutti i passaggi di verifica che prevede lo Statuto, giudicheranno il risultato e trarranno le loro conclusioni. Il segretario Franco Siddi ha di fatto avviato le consultazioni partecipando a decine di assemblee nelle redazioni ed esponendo, via via sempre più apertamente, i contorni di un’ipotesi ancora in fase di elaborazione.
Mi permetto di dire un paio di cose per dare il mio modesto contributo alla discussione.



  • Che un contratto vada fatto a tutela della categoria, del suo presente, ma soprattutto del suo futuro è difficilmente contestabile. La crisi che, non da oggi, attraversa il mondo dell’editoria, ha già cambiato il quadro di riferimento. A questo si aggiunge la recessione che avanza (o qualcuno pensa che valga per gli altri e non per noi?) e questo complica ulteriormente le cose. Tenerci quel che abbiamo? Ma se gli editori, cosa certa, disdettano l’attuale accordo, resta il famoso contratto del 1959: senza orario di lavoro (si passerebbe a 40 ore, quando non 70 secondo l’ultima direttiva europea, più gli straordinari), con un Cdr privo dei poteri attuali e così via depauperando. E in ogni caso, il quadro normativo attuale è del tutto insufficiente per affrontare una realtà già mutata.
  • La multimedialità non è un incidente di percorso, è già il perno su cui si snodano tutte le politiche di sviluppo dell’editoria mondiale. Se c’è una critica da fare agli editori, se mai, è quella di essere in ritardo rispetto all’Europa e al resto del Mondo. Vogliamo provare a salvaguardare le nostre prerogative professionali con una norma che, in cambio dell’ingestibile volontarietà (chiedereste la volontarietà di scrivere o meno un articolo?), dia al Cdr i poteri di trattare sui sistemi editoriali ed escluda che il giornalista abbia compiti tecnico-produttivi?
  • Molte critiche si appuntano sulla scarsa trasparenza del percorso della trattativa. Dopo tre anni, era ovvio che si provasse una strada diversa da quella assembleare che, nonostante i 18 giorni di sciopero, non aveva ottenuto nemmeno l’apertura del tavolo. Ora, però, va fatto uno sforzo per coinvolgere le redazioni in quella che speriamo sia la fase decisiva del confronto. Stampa Romana ha fatto la sua parte, senza invadere terreni non suoi, ma mettendo tutti i materiali in suo possesso a disposizione dei colleghi. Dobbiamo avere la capacità di coniugare il massimo della trasparenza, con l’intelligenza di non compromettere un faticoso cammino che sta producendo i suoi frutti. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, ma non è dato che dirigenti sindacali facciano della pura propaganda, senza farsi carico di fare delle controproposte. Le sedi ci sono: dalle Associazioni territoriali al Consiglio Nazionale, dalle assemblee alla commissione contratto, alla Consulta Nazionale dei Cdr che va convocata tempestivamente.
  • Come sapete il nodo economico non è ancora stato affrontato, ma la posizione della Fnsi è chiara: difesa degli automatismi (come da mozione del congresso nazionale) e rivalutazione degli stipendi più bassi (quelli che nell’ultimo decennio hanno perso almeno il 30% del potere d’acquisto). Un’operazione di equità e giustizia che serve anche a puntellare il futuro degli istituti della categoria (Inpgi e Casagit).

Molti altri sarebbe gli argomenti su cui esercitarsi, ma ci sarà tempo e modo per farlo. A voi la parola.


Scrivete a segreteria@stamparomana.it 

Il network