La CPO dell’Associazione Stampa Romana legge con preoccupazione le modifiche ipotizzate in materia di previdenza Inpgi, penalizzanti per l’intera categoria e in particolare per le donne.
La riforma delineata modifica in modo clamoroso lo scenario prospettato dal regolamento attuale, eliminando qualsiasi forma di flessibilità sinora prevista per le donne. Solo per fare un esempio, le giornaliste che sarebbero andate in pensione nel 2017 a 63 anni, con questa proposta di riforma dovranno attendere il 2021, salvo ulteriori adeguamenti alle aspettative di vita che potrebbero procrastinare ulteriormente la data della pensione.
Così si azzera non solo la progettualità di una vita oltre il lavoro, ma anche la possibilità di sostenere quei carichi familiari (figli e nipoti, ma anche genitori anziani non autosufficienti) che ancora oggi, nonostante gli sforzi nell’avanzamento culturale e legislativo delle pari opportunità e per la conciliazione dei tempi, gravano in gran parte sulle donne.
Anche il nuovo calcolo delle pensioni penalizza in particolare le donne, che hanno un livello salariale statisticamente inferiore rispetto ai colleghi maschi.
Infine, i criteri di ammissione alla salvaguardia sono troppo limitativi, al punto da rendere quasi impossibile l’accesso ai benefici.
A dispetto di quanto ci aveva garantito nel Consiglio direttivo ASR di giugno la Presidente dell’Inpgi Marina Macelloni, che oggi diserta la convocazione, la Legge Fornero qui è recepita integralmente, e senza alcuna di quelle “flessibilità” e dei rinvii prospettati. Chiediamo dunque di ripensare drasticamente l’impianto e le clausole di salvaguardia, anche rispetto alla rimodulazione delle previsioni di legge per la previdenza pubblica presentate in Consiglio dei Ministri. Fra le misure compensative, chiediamo inoltre che venga introdotto il riscatto non oneroso della laurea, e il ricongiungimento dei versamenti Inpgi2 senza alcun onere.