Roma, 28 settembre. Quel giornalista non doveva essere licenziato, e bene ha fatto il giudice a reintegrarlo. Grande soddisfazione esprime l’Associazione romana della stampa, dopo la causa vinta da Guido Alferj, inviato speciale del Messaggero, contro l’editore Francesco Gaetano Caltagirone. L’azienda aveva licenziato Alferj due anni fa, sotto forma di prepensionamento, facendo ricorso al controverso articolo 33 del contratto nazionale di lavoro, sostenendo di poter prepensionare un redattore solo in base agli anni di contribuzione e anche senza il suo consenso.
Il giudice del lavoro ha reintegrato Alferj al suo posto, ma siccome nel frattempo il giornalista ha compiuto i 65 anni d’età, la reintegra non sarà effettiva. All’inviato del Messaggero è stato però riconosciuto un congruo risarcimento per ogni mese durante il quale è stato tenuto illegittimamente lontano dal posto di lavoro (due anni, appunto). Inoltre l’azienda dovrà versare tutti i contributi previdenziali per il periodo trascorso, integrando così la pensione del collega. L’articolo 33 si riferisce solo a situazioni maturate fino al giugno del 2007 e quindi non sarà più applicabile. Sulla sua interpretazione c’era stato un lungo confronto fra il Comitato di redazione del Messaggero e l’azienda. Il Cdr aveva proposto un accordo fra le parti, definendolo nei particolari con il consenso di Alferj. L’azienda, dopo un primo atteggiamento positivo, ha bruscamente cambiato idea scegliendo la linea dura, che il giudice ha sanzionato.