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Che cosa succede a L’Unità

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Sabato 15 dicembre l’Unità non era in edicola. La redazione ha scioperato. Una scelta difficile. Assunta dalle giornaliste e dai giornalisti per una ragione semplicissima. La redazione ritiene inammissibile che la testata fondata da Antonio Gramsci possa essere trattata come una merce qualsiasi. Possa essere venduta e comprata senza garanzie precise sul futuro della sua identità, sul destino di chi vi lavora. Una scelta difficile, ma capita. E’ da mesi che si accavallano le voci di cambiamenti degli assetti azionari e di ingressi di nuovi azionisti. E’ da mesi che la redazione è in “agitazione”. Il nome – mai fatto ufficialmente da Marialina Marcucci, la presidente della società editrice de L’Unità, la Nie – è quello della Tosinvest, della famiglia Angelucci, forte di un impero nel settore della sanità privata, già proprietaria del brillante quotidiano diretto da Vittorio Feltri, Libero che, come si sa, è saldamente collocato nell’area di centrodestra, e del Riformista. Sarebbero loro, gli Angelucci i nuovi proprietari praticamente assoluti del giornale fondato da Antonio Gramsci. “E’ il mercato, bellezza” si potrebbe commentare. Qualcuno lo ha fatto. Hanno risorse, sono disponibili ad investirle su L’Unità – che di risorse fresche ha sicuramente bisogno – per assicurargli un futuro. Ci sarebbe da brindare e non da protestare. E, invece, c’è chi è preoccupato. Chi protesta, chi chiede garanzie forti. Soprattutto sull’autonomia della testata e sulla libertà di poter fare buona informazione. Questo in ogni caso. Chiunque sia il suo nuovo editore: Angelucci od altri.

Un ragionamento piano, compreso da tanti lettori che hanno espresso la loro solidarietà alla redazione. Un messaggio chiaro, compreso dai leader politici e sindacali, da uomini e donne del centro-sinistra, che hanno affermato di condividere le nostre preoccupazioni e le nostre iniziative a difesa dell’autonomia de l’Unità che è bene prezioso e una garanzia importante soprattutto oggi che, con la nascita del Partito democratico e lo scioglimento dei Ds, la testata naviga in mare aperto.

E’ da tempo che l’Unità non è più organo di partito. In tutti questi anni, nella sua autonomia ha sempre mantenuto un suo forte rapporto con l’area della sinistra, con i democratici di sinistra e con le altre forze del centrosinistra. E poi con il mondo del lavoro, con i movimenti impegnati sul fronte della legalità e della solidarietà, della pace. Cosa sarà domani?
Per questo la redazione ha chiesto a tutti i soggetti che possono avere voce in capitolo, nella politica, nelle istituzioni, agli attuali proprietari, di fare tutto il possibile per assicurare la maggiore articolazione possibile della compagine azionaria con o senza gli Angelucci. Si è chiesto più soci e non uno solo con potere pressoché assoluto alla guida della compagine azionaria proprietaria de L’Unità.
Nelle ultime ore vi è stato uno slittamento nella data ultima per la definizione del contratto di acquisto della testata che dal 20 dicembre è slittato alla settimana tra il 13 e il 20 gennaio. Malgrado tutti gli impegni e gli sforzi assunti, nessuna novità pare essere all’orizzonte. La Tosinvest pare essere l’unica acquirente. Come non essere preoccupati?
L’Unità non è solo di chi ne possiede il pacchetto azionario, neanche di chi vi lavora o dei suoi lettori. Rappresenta una parte importante della storia e delle lotte per la democrazia di questo paese. E’ stata e continua ad essere riferimento importante e voce per il mondo del lavoro, per la cultura democratica italiana, per chi si batte per la legalità, la solidarietà, per la pace. La sentono come cosa propria, che si è intrecciata con la loro storia. Lo è ancora oggi. Dà voce a quella domanda di giustizia e diritti, di “normalità” che è ancora forte nella società italiana e non solo italiana. E’ per questo che L’Unità non può essere oggetto di operazioni di solo mercato. Nessuno lo esorcizza il mercato. Ma proprio per quello che rappresenta ancora oggi il giornale fondato da Antonio Gramsci, le logiche del mercato non bastano. Chi sciopera chiede rispetto per la storia di questo giornale. Chiede trasparenza e soprattutto futuro e strategie serie di rilancio per l’Unità.
Sappiamo bene che l’autonomia della redazione, il diritto-dovere che impegna ogni giornalista ad offrire un’informazione corretta, completa e coraggiosa è il vero patrimonio di ogni testata. E’ questo che le dà autorevolezza e spesso ne rappresenta la fortuna editoriale.
E’ per difendere tutto ciò che l’Unità non è stata in edicola. Ma anche per sostenere due proposte concrete e innovative a tutela dell’autonomia del lavoro giornalistico. Per marcare una netta distinzione tra attività giornalistica e quelle proprie dell’impresa, assicurare una più forte barriera ai sempre possibili tentativi di pressione esterna. Sono la definizione di una Carta dei valori che esprime il patrimonio ideale, culturale ed etico di cui è portatrice L’Unità, che deve essere assunta come riferimento preciso non solo dalla direzione giornalistica, ma anche dall’azienda. Quindi l’istituzione di un Collegio dei Garanti, personalità di altissimo prestigio morale e culturale, che dovrà vigilare affinché quello che è indicato dalla Carta sia rispettato. E’ quanto si chiede. Nulla di rivoluzionario. Istituti simili garantiscono l’autonomia del The Economist e di altre prestigiose testate in Europa. Anche il Corriere della Sera ha uno statuto a difesa dell’autonomia della redazione da possibili pressioni esterne. Non si chiede la luna, ma qualcosa che può risultare utile a tutti. Non solo alla redazione e al direttore, ma anche alla proprietà. Darebbe ancora più prestigio a L’Unità. Renderebbe più forte il rapporto di fiducia con i lettori, più trasparente la sua vita interna. Una buona medicina per tutta l’editoria di idee e politica. Con possibili vantaggi non solo d’immagine, anche per chi decide di investirci sopra. Insomma, un buon investimento democratico.

Roberto Monteforte

Cdr L’Unità

Mozione

VI Congresso di Stampa romana: solidarietà ai giornalisti de L’Unità

Il VI Congresso delle giornaliste e dei giornalisti di Stampa romana riunito a Roma

esprime la propria solidarietà ai colleghi dell’Unità in sciopero per la difesa della loro autonomia, per i destini della storica testata e per il pluralismo dell’informazione in Italia.

L’Unità sabato 15 dicembre non sarà in edicola. Con l’astensione dal lavoro la redazione intende ribadire con la massima forza – come sottolinea in un comunicato – “a tutti i soggetti coinvolti, che si deve percorrere ogni canale ed utilizzare tutto il tempo necessario perché la Tosinvest della famiglia Angelucci proprietaria dei quotidiani Libero e del Riformista, “non diventi la padrona unica e assoluta de l’Unità”.

Sarebbe questa un’anomalia per il sistema editoriale italiano preoccupante per il pluralismo del nostro paese, in particolare per i giornali politici e di idee che deboli perché penalizzati nel rapporto con il sistema pubblicitario, potrebbero essere oggetto di interessate operazioni editoriali.

Il congresso, esprimendo solidarietà alle colleghe e ai colleghi de L’Unità, fa suo l’auspicio della redazione che si raggiunga la massima articolazione possibile nell’assetto proprietario della testata, “per garantire l’identità del giornale, il suo sviluppo, i livelli occupazionali e salariali, e soprattutto la dignità professionale e la tutela di chi vi lavora”. Proprio perché “ il mercato non è tutto” e il patrimonio rappresentato da testate come l’Unità “non è in vendita”, condivide le iniziative assunte dalla redazione per rafforzare con strumenti nuovi, come la Carta dei valori e il Collegio dei Garanti, la piena autonomia delle redazioni dalle strategie d’impresa dell’editore e da ogni possibile ingerenza. Il Congresso ritiene l’introduzione di questi nuovi strumenti utile alla difesa di un vero pluralismo e dell’autonomia delle redazioni, patrimonio prezioso e indispensabile per assolvere al diritto-dovere tutelato dalla Costituzione di informare, e rendere forte il rapporto di fiducia con i lettori.

Roma 13 dicembre 2007

Approvato con 36 voti favorevoli, 1 contrario, 5 astenuti.

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