Il sesto congresso dell’Associazione Stampa Romana approva la relazione del segretario uscente Silvia Garambois e nello stesso tempo apre, attraverso l’accordo fra tutte le sue componenti, una nuova fase unitaria al servizio della categoria e dei suoi diritti.
L’assenza di negoziato che priva i colleghi del contratto nazionale di lavoro, non è ulteriormente tollerabile. Dopo 1020 giorni di vacanza contrattuale, i giornalisti devono ritrovare quelle certezze di carattere economico e normativo senza le quali, l’indipendenza dell’informazione è messa a rischio.
L’estensione dell’area del precariato e l’uso selvaggio della flessibilità devono essere arginati ed è necessario, al più presto, trovare il modo per invertire questa tendenza.
Per questo tutte le componenti dell’Associazione Stampa romana, pur mantenendo le loro differenti sensibilità e identità ideali, hanno deciso di dare vita a un governo unitario che, partendo dalla pari dignità e da una rappresentazione proporzionale all’esito del voto, si propone di rafforzare l’azione sindacale al servizio dei colleghi.
La Fieg e le altre controparti datoriali devono prendere atto della novità. I giornalisti romani, forti della ritrovata unità e dunque del più ampio consenso da parte dei colleghi, sono pronti a mettere in campo ogni iniziativa per sostenere, in tutte le sedi, l’imminente confronto sindacale.
La multimedialità è un’occasione straordinaria di arricchimento della nostra professione, paragonabile solo alle grandi rivoluzioni della carta stampata e della televisione. Una sfida che ci consente di proiettare nel nuovo secolo le nostre capacità. Capacità indispensabili per mediare la quasi incontrollabile proliferazione delle fonti di informazione. I giornalisti sfidano gli editori su questo terreno ad un salto di qualità. A fare della multimedialità la punta qualitativamente più avanzata della professione, non come essi pretendono, e finora fanno, una sorta di far west, dove la novità serve esclusivamente per ledere i diritti della categoria nella voluta assenza di normative.
Esiste una sola dignità del lavoro giornalistico, la sua professionalità e credibilità, il suo rispetto delle regole, la sua mancanza di sottomissione. Oggi questa sola dignità si esercita in tipologie di lavoro che sono tanto diversificate da rischiare, nei fatti, di stravolgerla. Sono i tanti giornalismi che conosciamo. Difendere insieme le loro caratteristiche innovative, che sono una ricchezza per la professione, e la dimensione unificante dei diritti che consentono ad ognuno di loro di rispettare la dignità del lavoro giornalistico è un obiettivo irrinunciabile.
La complessità della struttura proprietaria ed editoriale assunta dai grandi gruppi pone al sindacato una sfida non rinviabile. Quella di rispondere con altrettanta agilità ed altrettanta forza.
Gli editori attraverso il tradizionale processo di concentrazione delle testate stanno creando una vera e propria forma di delocalizzazione della produzione.
I singoli CdR in questa situazione rischiano di non essere più in grado di governare il processo. Talvolta neppure di esserne informati. In questa realtà la loro valorizzazione e il loro coordinamento all’interno dei gruppi multitestata è una necessità da incoraggiare e tradurre in precise garanzie contrattuali.
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